Il Teatro Verdi apre il sipario a un tema di fortissima attualità: il lavoro e i diritti delle donne alla luce della crisi, con lo spettacolo “7 minuti“, venerdì 13 e sabato 14 febbraio, alle ore 20.45.
La drammaturgia di Stefano Massini (vincitore del premio speciale UBU 2013) e la regia di Alessandro Gassmann mettono in scena il lato più nascosto, nonchè il più interno, della crisi economia, che da anni investe tutta l’Europa: il rapporto tra dipendente e dirigente, tra diritto e produttività.
Una fabbrica in crisi, 11 operaie, una sola possibilità per manetenere il proprio posto di lavoro: la rinuncia a sette minuti di pausa.
Ottavia Piccolo con altre 10 attrici rievocano la notte del gennaio 2012, dove le operaie tessili di Yssingeaux, nell’Alta Loira, furono chiamate a votare sulla riduzione della pausa di lavoro, condizione categorica imposta dalla nuova direzione, che avrebbe previsto il licenziamento all’eventuale dissenso.
Negli spogliatoi della fabbrica, un dibattito lungo una notte si leverà da undici personalità diverse, da undici volti, da undici donne, da undici vite.
Attigendo al “teatro di parola”, Stefano Massini darà voce a una riflessione sul lavoro e sulla condizione che migliaia di lavoratori attualmente condividono (basti pensare al caso locale dell’Electrolux): la precarietà e la posizione di assoluta subalternità rispetto alle esigense di mercato.
Un semplice “sì” consentirebbe alle operaie di mantenere il proprio posto di lavoro, con eguali ritmi, con eguale salario, con soli sette minuti in meno della pausa giornalera. Da un “sì” e da un “no” dipende tutto, dipende il destino di 11 donne.
Futuro, figli, progetti e sogni tenuti sospesi da un filo legato ai capi da due risposte opposte, da due esiti opposti. Cosa sono in fondo 7 minuti in confronto a un posto di lavoro?
Una domanda la cui risposta lascerà un segno molto profondo.
Marina Ornella nata a Pordenone il 12 dicembre del 1996. Frequenta l’ultimo anno di liceo classico. E’ appassionata di cinema e attualità, disegna e talvolta scrive. Costantemente distratta, inciampa spesso, perché catturata da qualche frammento di vita fuori posto, fuori dall’ordinario. Un giorno vorrebbe guardare il mondo attraverso la lente di una telecamera, ma per ora si accontenta di indagarlo e interpretarlo, non dimenticando mai di tuffarcisi dentro.