Una grande scoperta è stata annunciata al Centro Servizi Museale a fianco del Museo Carnico delle Arti Popolari “Michele Gortani” di Tolmezzo, lo scorso 4 maggio. L’ambito è quello paleografico, della scrittura antica, e protagoniste sono una laureanda, un libro scollato e una professoressa di paleografia.
Ma, per meglio capire, partiamo dall’inizio.

Di fronte alla Biblioteca Civica di Tolmezzo, con le grate alle finestre poiché lì un tempo c’erano le carceri, si trova Casa Gortani. La casa era infatti dimora di Michele Gortani e della sua famiglia: illustre geologo, professore e anche senatore, Gortani insegnò per molti anni all’Università di Bologna, fece parte dei Padri Costituenti della Costituzione Italiana, e fondò il Museo Carnico di Tolmezzo. Non tutto il patrimonio che lo riguarda è però conservato in Museo, infatti, Casa Gortani ha il piacere di ospitare vari fondi bibliografici, tra cui il fondo di Antonio Roja. Egli fu un prete e studioso di Prato Carnico, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, appassionato di archivi e documenti, che andò in giro a recuperare e catalogare. Il prezioso Fondo Roja fu acquistato dalla Fondazione Gortani nel 1979, ed è collocato nella biblioteca di Casa Gortani, consultabile su prenotazione.
Ed ecco che a questo punto entra in gioco Isabella Bardini, alla quale, impegnata nella ricerca per la sua tesi di laurea magistrale, capita tra le mani un libro di un teologo cattolico tedesco, Johannes Mayer detto Eck: uno dei volumi delle sue Omelie. Un libro stampato a Parigi nel 1574, usurato perché utilizzato quotidianamente da vari sacerdoti cattolici tra cui un don Ottavio Castellani, forse parroco di un paese del Veronese nel XVII secolo.

Non è questo libro a essere al centro dell’attenzione, ma quello che si trova al suo interno. La semplice legatura in pergamena floscia e filo di canapa era stata rinforzata all’interno da fogli di carta, dei quali quello anteriore si è staccato mettendo in luce un ritaglio di pergamena manoscritta. Questo infatticome spesso accadeva, era stato inserito a rinforzo del dorso del libro.

Occorre a questo punto sapere che dopo l’invenzione della stampa di metà Quattrocento, dal XVI secolo fino al XVIII, un fenomeno diffuso era la perdita d’interesse verso il codice, ovvero il libro manoscritto. Poiché i libri vengono ormai stampati in serie, la pergamena dei manoscritti può essere riutilizzata, se non dal salumiere, come coperta per atti notarili o magari come rinforzo dei libri a stampa.
Isabella Bardini, aiutata dalla professoressa di paleografia all’Università di Udine, Laura Pani, scopre nella scollatura delle Omelie, che permette di vedere il rinforzo del dorso, un frammento in scrittura onciale databile entro il V secolo d.C.

Una scoperta eccezionale, poiché dell’autore del manoscritto, Caio Giulio Solino, finora si conoscono manoscritti che datano solo molto più avanti, IX secolo. Caio Giulio Solino fu un grammatico e geografo romano vissuto tra III e IV secolo d.C., di cui, grazie alla pazienza di Isabella nel decifrare e riportare alla luce gli antichi segni, è stata ritrovata anche qua in Friuli una parte del Collectanea rerum memorabilium (“raccolta di cose memorabili”). Pur in un frammento piccolo e segnato dal tempo e dall’uso del libro in cui era inserito, è emerso parte del testo del I capitolo. Il libro tratta di rievocazioni geografiche di terre vicine e lontane, da Roma all’India, corredate da un catalogo di piante, rocce e animali, sia reali sia fantastici, probabilmente desunte in parte dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio.

Niente di più azzeccato da ritrovare in Casa Gortani, considerando che Michele Gortani è stato un illustre geografo e geologo che molto ha viaggiato.

Alla datazione si è giunti grazie all’identificazione della scrittura onciale, usata dal IV al IX secolo, e in particolare nella sua variante old style che colloca il frammento entro il V secolo. Nonostante sia un autore attualmente poco studiato, Solino è stato letto molto nel Medioevo, come testimoniano i 280 manoscritti medievali contenenti i Collectanea attualmente conservati nelle biblioteche del mondo. Quello di Tolmezzo, però, è il più antico fra tutti: è l’unico anello di congiunzione con l’età tardo-antica, quella di Solino.

L’importante scoperta è stata resa nota e approfondita nella Scrineum Rivista, Firenze University Press.

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