Parlare di corruzione in Italia non è purtroppo una novità, periodicamente riemergono scandali ed inchieste per quella che da emergenza è diventato uno dei problemi strutturali del nostro Paese.

L’importanza del tema richiede allora delle riflessioni altrettanto importanti e così anche Pordenonelegge si interroga sui concetti di legalità e corruzione. Lo fa con la presenza di ospiti di alto profilo: Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Giovanni Bianconi, giornalista del Corriere della Sera, e Marco D’Alberti, professore di diritto amministrativo. L’occasione è la presentazione del nono appendice dell’Enciclopedia Treccani e in particolare delle voci riguardanti corruzione e legalità.

«È fondamentale – chiarisce subito Massimo Bray – che chi fa cultura rifletta sulla profonda crisi morale e sociale che il nostro Paese vive. » Non bastano dunque gli interventi tecnici, le riforme: è necessaria una “riforma etica” per ristabilire una fiducia tra governati e governanti che stiamo perdendo. Da qui nasce il compito dell’Enciclopedia Treccani, così come lo immaginava Giovanni Gentile: trattare i temi della contemporaneità per fornire gli strumenti necessari per comprendere il presente.

Giovanni Bianconi, che i fenomeni corruttivi li ha raccontati molte volte, spiega come la corruzione non sia legata ad occasioni particolari ma sia da tempo diventata strutturale. In altre parole, il nostro Paese è ostaggio di un pericoloso circolo vizioso tale per cui il sistema pubblico è diventato terreno fertile per nuovi fenomeni di corruzione.
Gli strumenti per combattere questi fenomeni sono infatti del tutto inadeguati; in Italia sono circa una quindicina le persone che stanno scontando in carcere una pena per corruzione. I termini di prescrizione sono troppo brevi per perseguire un reato che si scopre solamente molto tempo dopo la sua commissione e il magistrato che indaga incontra enormi difficoltà per provarlo.

Sebbene siano passati quasi venticinque anni da Tangentopoli, non sembra sia cambiato molto: la mancanza di fiducia nelle istituzioni e la voglia di una classe dirigente onesta sono spesso invocati nel dibattito politico.
«A quella situazione di corruzione politica – aggiunge il professor D’Alberti – si è sommato un nuovo fenomeno: la corruzione amministrativa.» Oggi infatti una burocrazia così potente e così piena di leggi molto complicate non fa altro che aumentare le occasioni di corruzione e quindi provocare ulteriore disfacimento dell’apparato pubblico e del nostro Paese in generale.

È qui che si nasconde il vero problema della corruzione: la sua radice latina, come riportato nella voce dell’Enciclopedia, rimanda alla decomposizione e alla degenerazione delle cose. E così come le cose (res in latino) si deteriorano, anche lo Stato, che è sempre una res ma publica, si deteriora.