Inutile dire ad un essere umano di accontentarsi della serenità: vuole l’azione, e non farà che cercarla, finché non l’avrà trovata. […] Nessuno sa con certezza quante rivoluzioni, oltre a quelle politiche, fremono tra le masse che popolano la terra.”

Nel 1847, nel pieno dell’Inghilterra vittoriana, Jane Eyre uscì sotto lo pseudonimo di Currer Bell (in realtà Charlotte Brontë, sorella della Emily che scrisse Cime tempestose). A metà tra l’irrequietezza tipicamente romantica della Wanderlust e la sobria compostezza di una ragazza inglese qualsiasi, Jane è un personaggio che trae la sua forza (ancora capace di incantare il più moderno dei lettori) dall’introspezione sincera e senza macchia, da una voce che si appropria della carta stampata senza chiedere il permesso. In una vicenda sempre in bilico tra vecchie reminiscenze gotiche e nuova identità di genere, la vita che ci viene raccontata in questo romanzo dà voce ad un’intera generazione femminile, consapevole del proprio ruolo e pronta a sfidare le convenzioni per ottenere di più.

Jane, rimasta orfana da piccolissima, cresce insieme ai cugini nella casa della ricca signora Reed, moglie dello zio deceduto. Mai considerata come un membro della famiglia e costretta a rifugiarsi nella fantasia per sfuggire al vuoto di affetti, sviluppa prestissimo una sensibilità insolita e peculiare, che le dà il coraggio di ribellarsi apertamente alle ingiustizie dei parenti. Presto etichettata come “serva dell’Anticristo”, passerà otto anni in un collegio di carità, divenendo una scolara disciplinata e sopportando qualunque privazione. Qui fa la conoscenza di Helen Burns, allieva brillante e poco convenzionale, costantemente punita dagli insegnanti, simbolo di un’integrità troppo pura per essere tollerata.

Gli anni della scuola segnano il passaggio di Jane dall’infanzia all’età adulta, costruita intorno a nuove figure di riferimento. Dopo due anni di insegnamento nel collegio, Jane si trova in una condizione claustrofobica che poco le si addice, costretta entro i rigidi limiti della scuola e totalmente esclusa dal mondo oltre il muro di cinta. Il nuovo impiego da istitutrice a Thornfield Hall, una ricca residenza di campagna, le offre una prospettiva nuova, da esplorare con la curiosità della giovinezza. Il signor Rochester, proprietario della tenuta, è un uomo lacerato dalle contraddizioni: non ci sorprenderemmo se, potendo conoscere il volto del Viandante sul mare di nebbia di Friedrich, scoprissimo che si tratta esattamente del nostro personaggio, irrequieto e mosso da impeti spesso inspiegabili, che Jane tuttavia comprende e fa propri in pochissimo tempo. L’unione che entrambi vorrebbero è però ostacolata da un segreto nascosto (punta gotica sapientemente congegnata), che porterà Jane lontano da Thornfield.

Romanzo brillante, che indaga la psicologia della protagonista e quella di moltissime altre figure con acume insolito, Jane Eyre è un romanzo che, anche se universalmente riconosciuto come “di formazione”, offre in realtà molto di più e tratteggia, con forza e sincerità, un’intera epoca.

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