Se Venezia è la sola città a potersi fregiare del titolo “sospesa sulle acque”, edificata su un secolare sistema di palafitte, non è la sola a vivere in simbiosi con l’acqua.
Treviso, sebbene si trovi nell’entroterra, è un insediamento umano nato in simbiosi con l’acqua: le sue mura sono abbracciata dal fiume Sile, un anello di villette in un elegante stile liberty si specchia sul corso delicato dell’acqua e ancora, una volta varcate le antiche porte della città, il fiume si mimetizza con le stradine e i vicoli.

Il Sile è un fiume di acque di risorgiva le cui sorgenti sono situate nella campagna trevigiana, tra Vedelago e Casacorba; nasce dal sospiro della terra e sgorga in paludose pozzanghere dove lo strato d’argilla nel terreno crea una barriera impermeabile costringendo l’acqua a risalire in superficie in un gorgoglio continuo, che nel posto sono noti come i fontanassi. Da questo rivolo di acqua, il Sile si incammina verso il suo corso, cresce e si ingrossa attraverso i suoi affluenti e continua placido la sua corsa fino ad arrivare, maestoso e delicato al tempo stesso, alle porte di Treviso, la sua città: la accarezza, la protegge, la nutre e poi si allontana, proseguendo il suo corso fra terre sospese su acque dolci delle sorgenti e acque salate della laguna veneziana. E poi, finalmente, il mare.

A Treviso, il Sile si incontra con il Boteniga, un fiume torrentizio, proveniente dalle montagne. Il Boteniga copre il lato nord e ovest delle antiche mura rinascimentali di Treviso e si ramifica naturalmente in tre canali che attraversano il cuore della città come arterie vitali. Di questi, il canale orientale chiamato Cagnan Grande o della Peschiera confluisce nel Sile: le loro acque però non si mescolano subito, sono troppo diverse, torbide dalla montagna quelle del Cagnan, limpide dalle risorgive quelle del Sile, devono prima conoscersi e confidarsi, per poi proseguire il loro viaggio insieme.

Il Sile fluisce dalla terraferma verso la laguna, dove la terra non è più tale e l’acqua ancora non è mare. Il Sile da sempre è un esile filo che collega Venezia e Treviso, due città così lontane eppure così simili nei loro riflessi sull’acqua.

Nel 1508, poco prima che le maggiori nazioni europee si coalizzino contro Venezia nella Lega di Cambrai, la Repubblica Serenissima è costretta a fortificare Padova e Treviso: c’è poco tempo, bisogna fare in fretta e fare bene.
Così Treviso viene affidata al genio militare di Giovanni da Verona, detto Fra Giocondo, che all’epoca era ingegnere idraulico e militare di Venezia. Ecco che le mura medievali della città, alte e svettanti ma esili, vengono rafforzate frettolosamente con zolle, tavolate, terra, graticci, qualunque cosa che le renda restistenti ai colpi di artiglieria.
Ma il colpo di genio viene applicato alle opere idrauliche: sia il Boteniga sia il Sile vengono bloccati nei rispettivi corsi in punti strategici, le chiuse che avevano lavorato fino a quel momento vengono aperte e ciò permette di allagare le campagne che si estendevano intorno alla cinta muraria.
Sebbene l’acqua non potesse impedire la marcia degli eserciti, riuscì sicuramente a impedire agli assedianti di piazzare esplosivi alla base delle porte o delle mura.

E’ difficile trasferire le impressioni che si provano camminando per Treviso in poche righe, quindi ho deciso di concludere con un accorato consiglio: siate abitanti curiosi, prestate ascolto al Sile che vi saprà narrare la storia di una città per secoli avvolta dalle acque.

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