Susan Morrow, insegnante di scuola superiore e madre di tre figli, pare avere una vita a tutti gli effetti normale: un matrimonio con un brillante cardiochirurgo, una bella casa a Chicago ed un’esistenza del tutto priva di grossi rivolgimenti. Le sue giornate si consumano, lente ma inesorabili, in un misto indecifrabile di piatta serenità, indolenza e stanchezza, intrappolate in un rapporto coniugale che – forse – sta cedendo sotto la piega del tempo. Susan vive nella quieta delusione di chi si accorge troppo tardi che, dopotutto, la vita che sta vivendo non è quella che avrebbe voluto: ingannare se stessa è l’unica via d’uscita che le resta.

Fino a quando, improvvisamente, un’eco ritorna dal passato. Susan riceve da Edward, suo primo marito, una copia di un romanzo da lui scritto ma non ancora pubblicato. Divorata dalla curiosità e dal demone di un rapporto rimasto per sempre in sospeso, Susan inizia dunque la lettura del manoscritto, rimanendo presto catturata dalla trama e colpita dalla strana intimità che l’atto della lettura sembra ridarle nel ricordo di Edward: ogni riga e ogni scelta lessicale sembrano ricordarle quanto profondamente conosca ancora, malgrado la volontà di dimenticare, colui che un tempo era stato amico d’infanzia, amore adolescenziale, amante.

Il protagonista del manoscritto di Edward, “storia nella storia” inserita da Wright con un colpo da maestro, è Tony Hastings, un tranquillo uomo di mezza età in viaggio con la moglie e la figlia. La notte è più nera che mai, l’autostrada deserta. La famiglia decide di continuare il viaggio senza sostare, quando l’impossibile (e l’assurdo) accade: fermati da un gruppo di uomini violenti e in cerca di scorribande, impossibilitati a proseguire, si troveranno in una trappola fatale. L’atmosfera, fredda e ruvida, è resa in uno schizzo notturno profondamente angosciante, del quale Tony – prigioniero della propria inettitudine – è assoluto protagonista. Incapace di assolversi per non aver saputo sottrarre la moglie e la figlia ad una violenza che sente di non meritare, si rifugia in una vita spenta e apatica, pallido simulacro di ciò che era un tempo.

Nel racconto e nelle colpe di Tony Hastings Susan cerca, in realtà, soprattutto il senso di una vita che forse non è mai stata del tutto sua. Riaffiorano i ricordi dell’amore, intriso di compassione e tenerezza, per Edward; riaffiorano la noia e la frustrazione del matrimonio, la delusione di dover rimanere accanto ad un uomo dimostratosi incapace di essere all’altezza delle proprie ambizioni e dilaniato da una passione, quella per le parole, che – romanticamente – continua a sfuggirgli dalle mani. Susan, dal calore e dalla sicurezza della propria casa, si chiede dove sia finito il pezzo di se stessa che ha lasciato all’ardore di un primo amore, mai del tutto candido e spontaneo ma fortemente voluto e, per un certo tempo, protetto.

Tony & Susan, l’opera più famosa di Austin Wright e ispiratrice della recentissima pellicola Animali notturni (con Amy Adams e Jack Gyllenhaal), è una storia (o, per meglio dire, due storie) dal fortissimo sapore noir, che si interrogano (e interrogano soprattutto il lettore) su moltissime cose. La storia di Tony Hastings è l’atto finale della vendetta di un uomo rimasto al passato, che dissemina tra le righe di un romanzo le ultime briciole di un rapporto per molti versi mai nato. Il dramma di un amore difficile e incompreso (in primo luogo dagli amanti stessi) è illuminato al neon, quasi grigiastro, spento nella consapevolezza di non poter essere altro che potenza. La prova, per i protagonisti e per ognuno di noi, di quanto l’amore sia spesso il sentimento più intriso di egoismo che si possa provare. Le storie di Tony e Susan, entrambi giudicati rei da Edward, si intrecciano e si somigliano con calcolata freddezza: un memento, spietato, di quanto è stato, e di quanto saranno sempre condannati ad essere.