Un incontro in Blablacar a volte può diventare molto di più. Generalmente quel luogo ristretto in cui il nostro senso sociale ci costringe – più o meno volentieri – a interagire con chi si trova con noi lì diventa un luogo di incontro con persone che conoscono altre persone che e che come tutte le persone hanno molte idee in testa.

Alcuni mesi fa ho avuto il piacere di incontrare Marta Lorenzon su un Blablacar. Giovane illustratrice con alcune collaborazioni anche importanti a curriculum, tra cui anche il recentemente uscito Storie della buonanotte per bambine ribelli, per la testa le giravano idee simili a quelle che girano nella mia testa e che animano anche, in realtà, L’oppure. Amore e passione per il territorio, voglia di lavorare per rendere la propria terra un luogo di cultura, più di quanto lo sia già, desiderio di mettersi in gioco e far valere i propri talenti, ma anche e soprattutto, di fare rete e mettere a sistema idee fresche, innovative e culturalmente vivaci in una provincia che a volte più che una definizione amministrativa diventa un habitus mentale.

Marta è recentemente tornata in Friuli dopo una lunga esperienza a Bologna; è tornata perché ha fatto, appunto, ‘sistema’. Assieme ad altre tre persone, infatti, ha fondato quello che si potrebbe forse definire un collettivo, forse un circolo intellettuale, oppure un gruppo di artisti, o forse di artigiani. Questa cosa – beneamata parola simile a Proteo -, questa rete, si chiama Swartz studio e si trova nel centro di Sacile.

Ho avuto, grazie a quest’incontro, l’opportunità di conoscere lo studio. Ci siamo incontrati e abbiamo discusso a lungo della loro idea di cultura, della politica, ma anche di gatti e forse anche un po’ di Hegel, non ricordo più bene. Comunque abbiamo discusso, discusso di grandi sistemi, della quotidianità della cultura nel nostro, ben’appunto, quotidiano, quello fisico, del nostro stare al mondo in un luogo come Sacile, come Pordenone, come Aviano. Abbiamo parlato dei bar e dei luoghi di aggregazione, dello stato della cultura e di come sia importante che chi abbia una certa idea di cultura sul territorio – variegata, per carità, e declinata in molti modi – abbia il dovere, specie da noi, di mettersi insieme e dialogare, cosa che questo articolo, dopo il mio incontro con loro, vuole fare.

Lo Swartz studio sono quattro persone: Marta Lorenzon, appunto, Giuseppe Carletti (fondatore di Ubik Art e di Rigenera), Loris Tomasella (musicista e collaboratore ad alcuni progetti social) e Sara Pavan (fumettista e scrittrice). Come dicono loro stessi “Swartz Studio non è un’associazione culturale, quindi non ci sono tessere o statuti, non è un locale, quindi non ci sono biglietti d’ingresso, diritti di prevendita o angoli bar. È una casa, anche se è un ufficio“. Il 29 luglio ci sarà una festa, ci sarà una proiezione e della musica dal vivo: un evento attraverso cui lo studio si vuol far conoscere. L’evento è su Facebook, come anche la pagina dello studio: noi de L’oppure faremo un giro. Potreste farlo anche voi. 

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