In questi giorni è venuto a mancare il regista giapponese Isao Takahata, fondatore, col maestro Hayao Miyazaki, dello Studio Ghibli.
Takahata nasce nel 1935 nella prefettura di Mie, tuttavia trascorre gran parte della sua infanzia e adolescenza nella prefettura di Okayama. Si trasferisce successivamente nella città di Tokyo dove compie gli studi. Già durante gli anni dell’univeristà si interessa di cinema, scrivendo recensioni e articoli per una rivista studentesca. Dopo la laurea in letteratura francese all’Università di Tokyo, Takahata inizia a collaborare con la casa di produzione Toei Doga, dove muove i suoi primi passi nel campo dell’animazione cinematografica. Proprio negli ambienti della Toei Doga si affermerà una nuova generazione di animatori i quali saranno primi fautori della nuova estetica “anime” che segnerà in modo irrevocabile la produzione dei film d’animazione del Sol Levante. Tra questi, oltre a Takahata vanno ricordati Yasuo Ōtsuka e Hayao Miyazaki: con quest’ultimo Takaha inizierà un sodalizio che lo porterà, nel 1985, a fondare lo Studio Ghibli.
La collaborazione tra i due registi era già iniziata infatti intorno agli anni Sessanta. I due animatori, tuttavia, non sentendosi abbastanza liberi di realizzare i propri progetti, decisero di fondare uno studio autonomo, i cui prodotti, film onirici e poetici, entreranno in maniera irrespingibile nell’immaginario collettivo globale.
L’intento dei due registi era infatti quello di realizzare film «in grado di immergere lo spettatore in profondità nella mente umana, e di trasmettergli in modo realistico le gioie e i dolori della vita». Attraverso l’uso del disegno tradizionale, a discapito delle sempre più irrompenti tecniche digitali, avvalendosi delle suggestive musiche di Joe Hisaishi e di memorabili personaggi, lo Studio Ghibli ha saputo rinnovare l’intera industria dell’animazione giapponese.

Takahata all’inizio della sua carriera ha firmato, collaborando proprio con Miyazaki, alcuni anime che sono stati protagonisti della nostra infanzia, tra cui Lupin III, Heidi e Anna dai capelli rossi.
Tuttavia, il primo film a decretare propriamente la nascita dello Studio Ghibli e a consacrare definitivamente la collaborazione tra Miyazaki e Takahata è Nausicaä della Valle del vento (1984). Nausicaä è un’eroina fantascientifica e principessa della propria Valle che si batte per il rispetto dell’ambiente e della natura. Inoltre, proprio dal vento e dalla dimensione “aerea”, prende il nome dello studio stesso: “Ghibli”, oltre ad essere il nome del vento caldo proveniente da sud-est, era anche il soprannome di un aereo della Regia Aereonautica.

Negli anni immediatamente successivi escono film come Il mio vicino di casa Totoro (1988) e il capolavoro di Takahata: Una tomba per le lucciole (1988). Si tratta d’un film dagli echi neorealisti che attraverso la storia di Seita, giovane soldato nipponico accompagnato dalla dolce sorellina Setsuko, denuncia gli orrori della guerra. Seita e Setsuko, sfollati, percorrono le strade di un Giappone distrutto dai bombardamenti, cromaticamente spento, dove l’unica luce a dare speranza è quella delle lucciole, le quali, almeno nell’immaginario giapponese, rappresentano l’animo umano.
L’enorme successo internazionale dello Studio Ghibli arriva poco prima del nuovo millennio con film come La principessa Mononoke (1997), La città incantata (2001) e il Castello errante di Howl (2004). In quest’ultimo film la giovane Sophie, la quale non sembra vivere mai appieno gli anni della sua giovinezza, viene trasformata in una vecchia signora, come se si materializzasse esternamente, nel suo aspetto fisico, la sua vecchiezza interiore. Attraverso la storia d’amore con Howl, la fanciulla riscopre tuttavia un’inedita forza e una potenza interiore mai avvertita, in un connubio magico-esoterico ed emotivo tra la spensieratezza della gioventù e la saggezza della vecchiaia. Ritroviamo in questo film la dimensione magica e “aerea” di uno dei primi film dello studio Laputa – Il Castello in Cielo. Questi film mettono in luce uno dei temi principali e ricorrenti dei film di Miyazaki e dello Studio Ghibi: il volo. Attraverso il volo si realizzano i sogni utopici dei personaggi dei film, i quali, nelle loro storie, permettono anche allo spettatore proiezioni e identificazioni fanciullesche, di volare con la propria fantasia immergendosi in un immaginario fantastico e steampunk, gotico e tradizionale, fiabesco e antispecista, ambientalista, morale. Tale immaginario però non è mai puramente onirico in quanto è sempre connotato da una dimensione critica della società. I film dello Studio Ghibli mettono in luce tematiche e valori umani importanti quali l’amore, l’amicizia, l’uguaglianza, la solidarietà e al contempo denunciano gli orrori della guerra, sottolineando proprio l’importanza del rispetto della natura e l’emancipazione femminile. Infatti, quasi tutte le eroine dei film dello Studio Ghibli sono ragazzine, alla soglia dell’adolescenza che attraverso le esperienze della vita costruiscono la loro dimensione adulta, il passaggio dall’infanzia all’età adulta, percorso narrativo ed educazione sentimentale che assumono sempre connotazioni morali.
Essenziale è poi, nella cultura giapponese così come nei film dello studio, il concetto del “mono no aware” il quale delinea una vera e propria estetica dello scorrere del tempo, della forza immutabile delle cose e soprattutto della natura. Proprio questa natura, diviene significante nei meravigliosi paesaggi che fanno da sfondo e da protagonisti dei film dello Studio Ghibli, realizzati in buona parte attraverso la tecnica tradizionale del disegno, diventano la realizzazione visiva del sogno.

 

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