Presso il Convento di San Francesco si è svolto ieri sera l’evento “Specchi. Il caos geopolitico”, uno degli incontri di Pordenonelegge organizzati in collaborazione con l’associazione culturale Aladura. Proprio Stefano Bortolus, presidente dell’associazione, ha introdotto l’ospite della serata: Dario Fabbri, giornalista di Limes ed esperto di geopolitica.

Il suo intervento aveva il compito di rispondere in un’ora alla domanda che ci stiamo facendo tutti: che cosa sta succedendo nel mondo? Certamente non un’impresa semplice.

Il percorso che ci propone per arrivare un po’ più vicini a una risposta parte dall’unica superpotenza del mondo: gli Stati Uniti d’America. L’unica perché nessun altro ha le stesse potenzialità militari, finanziarie e “talassocratiche”, parafrasando lo stesso Fabbri: l’egemonia americana passa per buona parte attraverso il controllo dei mari, che significa controllo dei traffici commerciali. L’America rimarrà quindi ancora lo Stato più potente del mondo ma è in atto un suo disimpegno da molti contesti e le campagne per la Presidenza di Trump e Clinton ne sono la dimostrazione: vi è un forte sentimento nell’opinione pubblica che spinge per un isolazionismo degli Stati Uniti, a partire dall’Europa.
Tuttavia la strategia geopolitica americana, che non cambierà radicalmente nemmeno con Trump presidente, mira essenzialmente ad evitare l’emersione di una nuova potenza egemone in una regione: uno Stato che avesse una grossa influenza in Asia o in Medioriente sarebbe un pericolo per gli Stati Uniti.

Da questo principio si deve partire per comprendere le motivazioni alla base della posizione americana nella guerra in Siria, essenzialmente decisa in funzione anti-iraniana. Il Medioriente è da sempre terreno fertile per scontri e tensioni, data la loro natura artificiosa. Gli Stati mediorientali non seguono confini etnici ma amministrativi: sono le vecchie province dell’Impero ottomano. È il caos a regnare, un caos scientifico a volte, perché il vuoto assorbe tutto ciò che ha attorno. Anche il fenomeno ISIS, poco determinante nella geopolitica secondo Fabbri ma molto presente nei media, è da leggere in quest’ottica. Le sue rivendicazioni sono sentite dalla popolazione locale, che ne legittima l’autorità nonostante le modalità così barbare. Lo Stato Islamico è però anche un efficace strumento per alcune potenze regionali, Turchia in primis, che non hanno al momento alcun interesse a distruggerlo.

È quindi un mondo immerso in equilibri precari, lo dimostra l’instabilità delle alleanze e la loro labilità. Non esistendo più i due blocchi della Guerra Fredda, vivremo ancora per anni in un contesto globale difficilmente comprensibile e spinto da tendenze contrapposte. L’unica risposta che al momento possiamo dare alla domanda “che cosa sta succendo?” è: il caos.