30 ottobre 1917
Fulminato dal dolore, in preda alla piú viva trepidazione, assisto al ripiegamento del nostro esercito dopo il rovescio di Caporetto, e vedo lo sfacelo della II Armata. Non avrei mai creduto di essere spettatore di tante ruine, di tante stragi!
Soldati che al Tagliamento gettano le armi; una fiumana incomposta di uomini; carri rovesciati; cavalli sventrati; uomini, donne bambini travolti dalla fuga, feriti o morenti nei fossati; aeroplani nemici incalzanti, che fanno strage con le bombe e le mitragliatrici.
Un orrore
Un finimondo
E piove dirottamente!
Ah! La guerra; qual brutto cosa è la guerra!
Ospito il colonello Pelizzari e 24 Ufficiali di artiglieria, suoi subalterni. Questi hanno compiuto tutto il loro dovere difendendo col moschetto i loro cannoni 149 prolungati, fino che non li hanno inutilizzati sul posto ed ora sono qui frementi e piangenti con me sulle ruine della patria!
Si nota una deficienza assoluta di qualsiasi comando (tutti erano fuggiti!), e Pellizzari riesce a mettere un po’ d’ordine e divide la fiumana in due correnti: Una per San Vito e la Torricella; l’altra per Pordenone, via Sile.
Alla mezzanotte, un Capitano di Stato Maggiore viene a chiedere notizie del Duca d’Aosta. Gli dico lo stato delle cose e come la II armata ha perduto tutto.
Ne piange e mi assicura invece che la III, che in quel punto incominciava a passare il ponte di Latisana, portava in salvo tutte le sue artiglierie.
Si sparano i primi colpi di cannone contro il nemico che sta allineandosi alla sinistra del Tagliamento, ove si vedono già truppe germaniche, austro-ungariche, bulgare e turche!
Si resiste sul Tagliamento onde lasciar tempo al nostro esercito di schierarsi sul Piave, ove Cadorna aveva predisposto il lavoro per una eventuale ritirata su quel fiume, divenuto sacro per la patria nostra!
I ponti sul Tagliamento sono saltati fino da ier sera. Il torrente è in piena in tutta la sua larghezza di un chilometro, e travolge legnami, carriaggi, uomini.
La piena del Tagliamento concorre a trattenere il nemico per sei giorni e mezzo, e rallenta il primo impeto dopo la rotta di Caporetto.
Arriva il Capitano Bonetti con 500 carabinieri a cavallo, trattiene la truppa necessaria e raccoglie le armi gittate: nel mio giardino e nell’orto di casa canonica se ne raccolsero un camion completo!
Incomincia il combattimento ai ponti che questa sera fu micidialissimo. Il fuoco si inizia alle 16 e termina regolarmente alle 8 del mattino. I cannoni sono piazzati sulla strada si borgo Maran, a 100 metri sono postate sul ponte della roggia Mussa.
In parrocchia non vi sono che pochi uomini; gli altri, con le donne e i bambini, dispersi nei paesi vicini, fuori dalla portata dell’artiglieria. Non andarono profughe che un centinaio di persone sopra le 3600 anime di San Giovanni.

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