Silvia ha ventidue anni, lavora come cameriera, si prende cura di suo padre, di suo fratello e della casa. Poi arriva, o meglio torna Franco, che le propone di andare via con lui, di costruire una nuova vita insieme, lontano. Ora Silvia ha già ventidue anni, lavora ancora come cameriera in un bar di paese, si deve prendere cura di suo padre, che trascura il fratellino e la casa. Ora Silvia può scegliere. Deve.
“Silvia” è una storia che nasce dalla necessità di andare via. Letteralmente. Era gennaio del 2017 quando ho deciso, una volta per tutte, che avrei dovuto andarmene dal paese di provincia in cui sono cresciuto, e più in generale dall’Italia stessa. Per quanto io sia convinto che quello in cui sono cresciuto sia il posto più bello del mondo – lo dicono pure i Lynyrd Skynyrd in Sweet Home Aviano, no? –, a un certo punto mi sono trovato a scegliere: restare e sperare in un’occasione che forse mai arriverà, o andare dove l’occasione si può costruire, per tornare e cambiare le cose?

Così, nel febbraio successivo, finita la sessione invernale, si è cominciato a pensare al concept, a scrivere la storia ogni giorno, a riscriverla ogni notte; poi ho visto un’occasione e ho iniziato a inseguire Daniela Ceselli per chiedere il confronto di una professionista (Daniela, sceneggiatrice di Bellocchio, ha tenuto dei seminari di screenwriting al DAMS di Gorizia, nda.). I mesi di preparazione alle riprese mi hanno fatto capire che la preproduzione di un film è bellissima, quando la fa qualcun altro. Trovare gli attori, fare i provini, risolvere i problemi, cercare le location, stilare il budget, risolvere i problemi, le logistiche, l’assemblaggio troupe, risolvere i problemi, la gastrite… un’esperienza formativa, senz’altro; ma non credo che la ripeterò tanto presto.
Iniziate le riprese, nonostante la serrata organizzazione che ha preceduto quelle giornate, le cose non sono state più semplici. Abbiamo girato ad Aviano – Sweet Home –, a Gorizia, a Rupa dove ho trovato un set e a Nova Gorica, dove la disponibilità slovena mi ha permesso di ambientare il momento catartico del film.
Insomma, ad un certo punto, a metà riprese, dopo aver girato mezza regione, il desiderio era solamente quello di finire il lavoro. Anche perché non c’era molto tempo: entro ottobre “Silvia” doveva essere finito e diventare tesi di laurea. Ma “Silvia” non è solo una tesi o un film. È il un biglietto da visita per gli Stati Uniti, quello che spero convincerà una delle università americane ad accogliermi e darmi quella formazione di filmmaking con una marcia in più, e per il mondo, nella speranza che la sua visione passi attraverso festival prestigiosi. Un percorso che punta ad andare, ma che prima di farlo cementa le proprie radici nel posto dove è cresciuto. Anche per questo la prima proiezione, forse la più importante, si terrà proprio ad Aviano, il 25 novembre, dando anche un piccolo contributo all’evento culturale Respirare Aviano.

La produzione di questo film è il tentativo di costruire qualcosa della propria vita, di porre le basi per il futuro, di diventare grandi.

Di conseguenza “Silvia” diventa di più, oltre l’essere un film. Diventa una possibilità. La storia è quella di Silvia, una giovane adulta, che decide di prendere in mano la sua vita. La narrazione della storia è il tentativo da parte di un giovane aspirante regista di prendere in mano il proprio futuro, proprio come Silvia. Per entrambi prendere in mano la propria vita è stato faticoso e pieno di paure; però era necessario.

Silvia è la scelta tra andare e restare. È un’opportunità, è un conflitto, un ponte; ma più di tutto, “Silvia” e Silvia sono un percorso di scoperta: alla fine ciò che conta non è andare o restare, ma essere consapevoli di essere davanti a una scelta e del fatto che, qualunque strada prenderai, saprai che è quella migliore per te.

 

Ringraziamenti:

Isabella Trani. Per aver co-scritto sia la sceneggiatura del corto che questo articolo.

 

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