Dibattito è una parola grossa. Dibattito implica che due gruppi di persone, composti anche da un singolo uomo, discutano in modo civile su qualcosa. È necessario anche che le persone partano da presupposti comuni, abbiano conoscenze in merito e vogliano giungere alla verità, altrimenti si fa pura e semplice retorica. Questo è quello che è mancato all’incontro “Scie poco chimiche” a Scienzartambiente.

Tre relatori, Fulvio Stel, Marko Germani e Giuliano Bettella, armati di buona volontà, conoscenze in campo metereologico, hanno cercato di fare chiarezza, intorno al fenomeno comunemente definito scie chimiche.

Fulvio Stel è un fisico, docente presso l’università di Trieste e presidente dell’Unione Metereologica del Friuli Venezia Giulia. Marko Germani è un ingegnere meccanico, per passione astrofilo e meteorologo dilettante. È anche un cosiddetto “debunker”, un demistificatore, una persona che si occupa di mettere in dubbio e smascherare le affermazioni false, anti-scientifiche ed esagerate ogni qual volta che si parla di pseudoscienze. Giuliano Bettella è un informatico, oltre che essere il fondatore e attuale coordinatore del gruppo CICAP Friuli Venezia Giulia, gruppo che si occupa del controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze. Questi erano i relatori che si sono divisi l’ora di conferenza.

Per primo ha parlato Giuliano Bettella, che ha aperto il dialogo, sottolineando come fosse aperto a qualunque discussione su base razionale. Fulvio Stel ha spiegato il perché della formazione di queste scie di condensa e i fenomeni fisici che le caratterizzano. Per ultimo, ma non meno importante, Marko Germani ha svolto il suo ruolo di debunker. Ha presentato al pubblico quelle che sono le cosiddette prove delle scie chimiche. Le ha analizzate una per una, ed efficacemente smontate davanti agli occhi dei presenti. Si è parlato dell’ “alluminio nella neve del Piancavallo” e di come sia da attribuire a grossolani errori nella misurazione, oltre che l’errato metro di confronto, ovvero l’acqua potabile. Si è osservato le foto più e meno famose che circolano nei social network, spiegando come siano dovute alla pura e semplice ignoranza in campo aerospaziale. Un aereo che carica delle strane taniche? Non è altro che un ex aereo militare adibito a velivolo antincendio. Degli oggetti che paiono barili, magari pieni di qualche veleno/sostanza per controllare il pensiero delle persone? Si tratta di un sistema usato dagli aerei per simulare carichi o passeggeri e testare il comportamento del velivolo nella varie fasi di volo. E ancora, il presidente dell’ecuador afferma che fermerà l’ “irroramento”? Si tratta di un grossolano errore di traduzione, in quanto in alcune zone dell’america meridionale ci sono degli aerei che scaricano su vasti appezzamenti di terreno dei veleni per non far crescere la pianta della cocaina, cosa che Rafael Correa vuole fermare.

La tensione era forte, si sapeva che ci sarebbero state forti contestazioni. Ogni qual volta che la Scienza prova a sfatare quelli che sono miti comuni, trova forte opposizione irrazionale da parte di alcuni. Finite le presentazioni, nell’arco di tempo dedicato alle domande, forti sono state le critiche, le insinuazioni, non solo verso le idee, ma anche contro i relatori, annullando qualunque possibilità di dialogo. Individui che hanno privato gli altri presenti del tempo per le domande, per fare inutili allusioni, pubblicità a sé stessi, falsi riferimenti e citazioni. Gli organizzatori hanno però gestito la situazione con maestria, dando sì la parola a tutti, ma anche togliendola quando gli interventi non erano costruttivi. Gran parte del pubblico, però, si è dimostrato aperto a imparare, a ragionare e a discutere in modo critico.

Il Desiderio, tema centrale di questa edizione di Scienzartambiente, consisteva nella ricerca senza fine da parte dell’uomo di voler trovare una mente dietro a tutto. Quasi come il Genio Maligno su cui discorre Cartesio, pare che l’uomo abbia sempre voluto trovare un Principio, una Mente, un Essere dietro le cose che non possiamo controllare, molto probabilmente perché siamo inconsciamente incapaci di accettare che ci possano essere cose che sfuggono al nostro controllo.

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