Nonostante la globalizzazione, i fast food e il cibo in scatola, c’è ancora chi non sa fare a meno del giusto piacere del cibo. Si tratta di Slow Food, una associazione internazionale non profit impegnata a ridare valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali.

Cibo e tradizione, quindi. Un binomio sempre verde, i cui fattori si completano l’uno nell’altro in un’equazione da sempre vincente. Se i saperi locali stanno sempre più sparendo, infatti, è proprio perché stanno cambiando le abitudini alimentari, che dalla notte dei tempi sono la maggiore espressione della cultura di un popolo: l’alimentazione “fast” è specchio di una società veloce, in continuo movimento, che non sa trovare il tempo necessario per apprezzare la genuinità di un piatto, presa com’è  dalla mondanità in cui riversa. Contrapporre a queste pratiche un’alimentazione “slow” significa così dare il proprio contributo non solo per la qualità dei prodotti che ritroviamo in tavola, ma anche per il miglioramento della società stessa, nel nome della genuinità e della semplicità.

Questa è la filosofia con cui Slow Food opera nel mondo, con impegno e dedizione, da oltre trent’anni.
L’associazione è presente nel territorio con sedi locali che in Italia sono chiamate “condotte,” e nel resto del mondo “convivia”. Sono attivi più di 800 convivia in 65 paesi, comprese le 350 condotte italiane.
Anche in Friuli Venezia Giulia l’associazione è attiva per salvaguardare un patrimonio gastronomico e culturale sempre più minacciato. Sono infatti cinque le condotte friulane, che portano avanti diverse iniziative, tra cui la valorizzazione dei cosiddetti “presidi Slow Food”.

Ogni presidio è il risultato di un’attività intensa, che ne rappresenta la riuscita finale. Si tratta infatti di un lavoro di dieci anni che ha affermato con forza valori fondamentali: la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all’impegno a stimolare nei produttori l’adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico e giusto al mercato. Il risultato finale è stato la creazione e l’assegnazione di un marchio di identificazione, tutela e valorizzazione da apporre sulle confezioni dei prodotti, che consenta ai consumatori di identificare i prodotti presidiati, tutelandosi dai falsi sempre più numerosi sul mercato.

Esempi di presidi friulani sono così la pitina, l’aglio di Resia, la rosa di Gorizia. Prodotti semplici ed elementari che si portano sulle spalle i saperi di popoli nuovi e moderni, uguali ma diversi nei prodotti esclusivi di cui la storia li vede protagonisti.

Slow food non è però soltanto un’associazione, ma un modo di essere. Avere nel portafoglio la tessera di adesione non è infatti la motivazione che spinge a rispettare le tradizioni. Si tratta in primis di una presa di coscienza, di uno stimolo fondamentale ad una vita consapevole, fatta dei piaceri delle piccole cose oltre a quelli della tavola.

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