Molte volte si può pensare che il mondo del vino sovrasti quello della birra. Più alto di prezzo, più alto di gradazione alcolica, più “cool” stappare una bottiglia con tappo di sughero che un banale tappo a corona, il vino potrebbe far parte di uno stereotipo che lo eleva a una posizione superiore a quella della birra. Ci sono, tuttavia, innumerevoli modalità secondo cui questi due diversi ambiti si possono incontrare. Marco e Massimo Zorzettig, fratelli eredi di una storica famiglia emblema della più solida imprenditorialità friulana e attiva nel mondo del vino da tre generazioni, fondatori dell’azienda vinicola Altùris, ne sono un esempio.

Nel 2012 essi hanno infatti avviato un progetto che fa intersecare diversi mondi, atmosfere, odori e sapori: la birra agricola artigianale friulana Gjulia. Perché iniziare un progetto del genere? Tutto nacque nel 2010 quando venne coniato il termine di “birra agricola”, considerando questa tipologia di prodotto come tutti gli altri prodotti agricoli. I malti d’orzo utilizzati per creare la birra, però, per essere considerati agricoli, devono essere ricavati prevalentemente (quindi al 51%) da orzi prodotti in azienda. Per questo motivo, una grande azienda che produce vino e che si ritrova con  una quindicina di ettari di seminativo, viene messa nelle condizioni di diversificare la produzione. I fratelli Zorzettig decidono di differenziarsi, iniziando a produrre non solo birra artigianale, come già se ne fanno in regione e non solo, ma birra agricola, con orzo, malto e acqua che, per il 90%, sono prodotti locali. La birra Gjulia, infatti, è nata in una location ideale: i terreni utilizzati per l’orzo si trovano a pochi passi dall’abbazia di Rosazzo, il birrificio si trova a San Pietro al Natisone, e l’acqua usata per un prodotto di alta qualità come questo è quella del Monte Mia, a fianco del Matajur. Il restante 10% si riferisce a luppolo e lieviti, provenienti dalla vicina Slovenia o dalla Francia. Il birrificio, inoltre, è energicamente autonomo, sfruttando energie rinnovabili.

La birra Gjulia, ad alta fermentazione, prodotta con metodo artigianale, non è filtrata né pastorizzata, e ha un procedimento preciso e curato con la stessa passione che i proprietari hanno messo per la nascita del progetto. L’orzo, dopo essere raccolto, viene miscelato con acqua calda per far sì che l’amido si trasformi in zuccheri. Il mosto e le trebbie sono passati nel tino filtro, per poi giungere alla loro separazione, con il mosto che viene passato nel tino di ebollizione per la luppolatura e le trebbie che vengono scartate. Il mosto viene poi raffreddato e portato nei tini di fermentazione dove sarà inoculato in lievito. È qui che diventa birra, acquisisce il grado alcolico e la sua tipica corposità. In seguito subisce una seconda fermentazione e maturazione in bottiglia per la presa di spuma, che dura trenta giorni.

Per identificare i prodotti è stata scelta una caratteristica rosa dei venti. Ci si dirige così a Nord, incontrando una birra bionda classica, con sentori di malto e note agrumate e floreali, per poi girare verso Est, con una weizen ad alta fermentazione, un gusto deciso e pieno di profumi, dovuti alla presenza del frumento. Se ci si dirige verso Sud, invece, ci si imbatte in una birra forte con un colore molto scuro e la schiuma densa color cappuccino, caratterizzata da un aroma molto intenso. A Ovest c’è una caratteristica birra ambrata a toni caldi, con gusto intenso e complesso, evidenziato da una meticolosa luppolatura. Poi ci sono le birre speciali, come la Nostrana, caratterizzata da malto e luppolo biologici e un inebriante profumo di frutti tropicali, o la Ribò, una bionda con aggiunta di mosto di un vino famosissimo in Friuli, la ribolla gialla, caratterizzata da un’interessante sapidità e profumo di fiori di campo. Seguono l’IPA (Italian Pale Ale), una versione tutta italiana con malto e luppolo di produzione propria e intensi profumi agrumati, la Ìoì, una birra di malto d’orzo che subisce una lavorazione particolare, la quale riesce a estrarre completamente il glutine, senza variare il gusto della vera birra artigianale, la Grecale, una birra bionda speciale resa unica dall’aggiunta del pregiato mosto di Picolit, vitigno nobile friulano, e la Barley Wine, una birra affinata in barriques di rovere francese per 18 mesi, procedimento che la rende una birra decisamente particolare.
Tutti questi prodotti sono possibili da gustare nel caratteristico birrificio di San Pietro al Natisone, caratterizzato dall’attenta scelta del design e dell’arredamento, che insieme ai materiali e alle grafiche scelte per le bottiglie fanno sì che il progetto renda la Gjulia (nome che fa riferimento anche alla regione, Friuli-Venezia Giulia) una birra buona e “bella”.

L’augurio dei produttori è chiaro: «che le nostre birre emozionino i vostri palati così come hanno emozionato noi nel produrle». Ed è davvero un’emozione sorseggiare una Gjulia, ne è una prova il riconoscimento ottenuto in quest’anno dal birrificio, nominato Birrificio dell’anno 2016 per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia dalla famosa guida enogastronomica BibendaFriuli Eat vi consiglia caldamente una visita a San Pietro al Natisone, ne vale la pena!

Per maggiori informazioni: www.birragjulia.it, info@birragjulia.it, visite@birragjulia.it.

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