Ancora prima che il Decreto Ministeriale del 1986 istituisse ufficialmente l’AMP (Area Marina Protetta) di Miramare e ne affidasse la gestione  a WWF Italia, il parco marino (presente dal 1975) faceva già parte della Rete Mondiale Riserve della Biosfera (MAB UNESCO) ed era riconosciuto come ASPIM (Area di Speciale Protezione ad Interesse Mediterraneo).

Con il Decreto Ministeriale, venivano definitivamente messi al sicuro da qualsiasi attività potenzialmente dannosa ben 30 ettari di superficie, corrispondenti al limite di 200 metri dalla linea costiera per 1,8 km. Un’ulteriore Ordinanza della Capitaneria di Porto stabilì poi la cosiddetta zona buffer, ovvero un limite di 400 metri aggiuntivi (per un totale di 90 ettari) entro i quali è consentito il transito alle imbarcazioni ma non l’ancoraggio nè la pesca. Nel 2011, l’AMP è stata  definita Sito di Interesse Comunitario (SIC) ed è entrata a far parte della rete europea Natura 2000.

Si deduce facilmente che non siamo di fronte a qualcosa di ordinario, bensì ad un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale in termini di conservazione, ricerca e didattica (i tre pilastri su cui l’ente gestore ha fondato la propria attività in questi trent’anni). Gli ottimi risultati della gestione sono valsi all’AMP di Miramare l’ingresso (su volere ministeriale) nel progetto ISEA, che prevede la creazione di un network di condivisione di dati, informazioni acquisite e modelli gestionali per coadiuvare lo sviluppo di altre AMP italiane “minori”.

Ciò che recentemente ha scosso il personale del WWF, il mondo della ricerca e – fortunatamente e con successo – anche l’opinione pubblica è stata una lettera con cui il Direttore del Polo Museale Regionale Luca Caburlotto (già saltato agli onori della cronaca per il dibattito sulla  gestione del Parco e del Castello di Miramare) comunicava all’ente gestore che dal 31 dicembre 2015, in scadenza delle concessioni demaniali che permettevano a tale ente di avere sede presso il Castelletto ed il Bagno Ducale del parco, tali concessioni non sarebbero state rinnovate. Lasciando questi due siti, WWF Italia avrebbe continuato a svolgere la propria attività perdendo tuttavia la preziosa posizione di “prima linea” sulla costa, essenziale all’attività sia di monitoraggio e conservazione sia didattica.

Non è semplice immaginare le ragioni di tale decisione nè reperire comunicati ufficiali che aiutino a comprenderle (attorno al Direttore del Polo Museale sembra essere calato un silenzio infrangibile), tuttavia sarebbe un enorme dispiacere se anche questo meraviglioso sito fosse caduto in una rete di interessi che poco hanno a che vedere con la tutela dell’ambiente, della ricerca e della didattica.

Ad oggi, comunque, c’è speranza: la tempestiva mobilitazione dell’amministrazione Provinciale (che ha subito portato il caso agli occhi dei Ministri Franceschini e Galletti) ha consentito a questi ultimi di pronunciarsi (in extremis, il 30 dicembre) contrari allo sfratto e pronti a raggiungere un accordo tra le parti. In assenza ancora di un comunicato ufficiale e in attesa che vengano deliberati termini e condizioni di tale accordo, l’ente gestore mantiene comunque operativa la propria attività all’interno del parco e, tramite il sito ufficiale, comunica al pubblico gli orari di apertura per il mese di gennaio.

 

 

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