Lo studio è essenzialmente lettura; e la lettura è essenzialmente un viaggio dentro di noi, attraverso un libro che impone una attitudine riflessiva

Così si esprime Mauro Ceruti, filosofo e docente di Filosofia della scienza all’Università Iulm di Milano.

Al giorno d’oggi viviamo in una età di cambiamento accelerato, un passaggio d’epoca, come quello dall’età moderna all’età post-moderna, avvenuto nel corso di una generazione e ne abbiamo dato definizioni epocali, tutte con il prefisso post-, simboleggiante una perfetta tensione al negativo.

Due sono state le definizioni positive del tempo, del mondo, della nostra condizione umana sulla Terra secondo Ceruti: 1) società della conoscenza, ad indicare che il bene primario della nostra società è la conoscenza (divenuta oggetto di acquisto, di competizione, di potere là dove nella storia umana la conoscenza è sempre stato il bene comune per antonomasia e la produzione della conoscenza è sempre stata la produzione di una attività volta a “conoscere per conoscere” un qualcosa diventato poi, attraverso le istituzioni, un bene condiviso); 2) età della globalizzazione.

Questo termine si è cominciato a pronunciare quasi a voler battezzare un qualcosa di importante che si sentiva il bisogno di differenziare da ciò che c’era prima rispetto al 1989, anno della caduta del muro di Berlino, intransitabile, carico di una forte valenza simbolica, il quale separava la città di Berlino in due zone; globalizzazione, dunque, è la definizione di un’epoca in cui la condizione umana è planetarizzata, “il villaggio nostro di abitazione è il pianeta nel suo insieme” ma anche la condizione umana lo risulta nel senso che, attraverso una sorta di “cronofagia” resa possibile dallo sviluppo imprevisto di macchine inedite, muta, spazializzandosi.

Oggi non è più cosi: la moderna nozione di vicinanza prescinde dallo spazio, è esperienza dirompente rispetto alla quale abbiamo bisogno di costruire un paesaggio immaginario per dire la nostra.

Nel libro La nostra Europa, Ceruti ha cercato di riflettere sulla condizione umana e, in particolar modo, su come la conoscenza che ci viene regalata dalle scienze attuali ci sia d’aiuto per pensare la nostra condizione nel mondo.

Qual è la caratteristica novità della condizione oggi sul pianeta Terra dell’uomo all’inizio degli anni 2000?

È la comunità di destino di tutti i popoli e di tutti gli individui umani della Terra, è il fatto oggettivo di cui non abbiamo ancora preso coscienza che siamo legati tutti agli stessi pericoli di morte, che aleggiano sull’atmosfera, e che quindi condividiamo un destino comune, calati in una storia oppositiva e gerarchizzante.

Mai come oggi la storia è in movimento, eppure in molti hanno affermato che essa sia finita, che il modello definitivo evoluto delle civiltà umane sia quello incarnato nel nostro occidente:

la nostra conoscenza scientifica occidentale, se ben interpretata, ci mostra che per fortuna le cose non stanno così e che la vera radice di senso dell’esperienza umana è nella sua diversità nella consapevolezza che ciascuna diversità esprime qualcosa di inedito e che nessuna identità esprime il tutto della esperienza umana.

Lascia un commento