Con questo ultimo articolo si chiude il ciclo che abbiamo voluto dedicare a questo importante prodotto, il prosecco. Come è consuetudine fare per la nostra rubrica, l’ultimo pezzo farà ripercorrere tutti gli articoli che ci hanno portato fino a qui.

L’intento di questo viaggio tra le bollicine del prosecco era di evidenziarne non solo gli aspetti prettamente tecnici ed enologici, ma anche quelli storici, commerciali e comunicativi. Alla fine di questo percorso siamo certi del perché questo prodotto ha ricevuto e sta ricevendo così tanto successo in giro per il mondo. Perché non è solo un vino, ma cela dentro di sé e attorno a sé tutta una serie di mondi strettamente collegati fra di loro.

Uno dei più particolari e che meglio spiegano questo concetto, è quello del marketing legato a questo prodotto. In questo articolo spiegavamo come il prosecco non sia un semplice vino che ha scalzato lo Champagne nella classifica come spumante più venduto al mondo, solo grazie al prezzo più basso, ma grazie al fatto che il prosecco non è un vino, bensì un geniale progetto di marketing. Un progetto che ha saputo racchiudere dentro sé un nome e un’infinità di vini diversi fra loro, vuoi per zona geografica (l’areale della DOC è molto vasto), vuoi per i tagli enologici differenti tra applicati tra le varie aziende. Oltretutto dal prosecco, come abbiamo visto, si possono ottenere anche molti altri prodotti diversi da vino come distillati, creme di bellezza, cocktail, risotti ecc.

Tutte cose indispensabili per creare un fenomeno di marketing e uno colosso delle vendite (oltre 330 milioni bottiglie vendute). Un percorso commerciale che però non dimentica la storia e le origini, anzi. Grazie alle DOC e DOCG la produzione è stata estesa da Vicenza a Trieste, provincia natia del prosecco dall’omonimo comune. Grazie alla DOCG e alla sotto-zona del Cartizze ha saputo rafforzare un’élite di produttori che propongono un prodotto di qualità più elevata, senza però soffrire della massiccia spinta del prosecco prodotto all’interno della DOC.

Ad oggi sono iniziati anche i confronti con vini diversi, ma sempre spumantizzati come ad esempio la ribolla gialla. Questo perché essendo il prosecco un perfetto (o quasi) piano di marketing, tiene conto anche della sua durata e di eventuali possibili cali, monitorando i possibili rivali e carpendo suggerimenti e occasioni.

Tutto questo è ciò che ha permesso al prosecco di diventare ciò che è oggi, lo spumante più venduto al mondo. Nonostante tanti continuino a paragonarlo e, ovviamente, a bistrattarlo rispetto allo champagne, questo colosso del mercato enologico insegna che un prodotto assolutamente dignitoso, è in grado, se supportato da una grande strategia commerciale e di marketing, di conquistare i mercati e diventare un prodotto di uso quotidiano in tutto il mondo, mantenendo al contempo le sue origini e salvaguardando anche quelle che sono le produzioni più piccole e di qualità del nostro territorio.

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