E se dietro tutte le stragi impunite, il sangue versato, le bombe misteriose non ci fosse alcuna organizzazione criminale, ma solo la disperata ribellione di quell’ometto puntuale contro un mondo in perenne ritardo? Dato che non ci è concesso sperare altro, perché non pensarlo?

L’allegra mascherata della vita, grottescamente deformata e ridotta a simboli e allegorie parlanti, è il mito che L’ultima lacrima riesce a sfatare per sempre: come la tristezza sul volto di un giocoliere o la musica stonata di una banda cittadina, i mostri dell’Italia di oggi prendono improvvisamente forma e stridono rumorosamente con la realtà che li circonda, strappandoci un sorriso amaro e invitandoci ad osservare e osservarci, senza ingenuo stupore.

 

Se elencati con il solo pensiero, i mostri moderni hanno un aspetto piuttosto innocuo: fanno parte della nostra quotidianità oppure ci osservano da un futuro non troppo lontano, ma rimangono per la maggior parte idee astratte, miti millenari, leggende. Quando, invece, si materializzano davanti ai nostri occhi, anche se in veste di brevi racconti, appaiono tutto d’un tratto spaventosi e difficili, reali e concreti: quello che ci resta è l’umorismo, il saper amare e apprezzare il potere dissacrante della parola, lasciandoci consolare e, al tempo stesso, costringendoci a fare ammenda.

 

E’ così che le esecuzioni capitali diventano uno show  in diretta nazionale, un ometto perennemente puntuale in un mondo di ritardatari ha finalmente la sua vendetta, la scuola diventa un luogo dove fantasia e immaginazione vengono brutalmente represse per lasciare spazio a nozioni sugli spettacoli televisivi e la pubblicità, una valle pittoresca viene rubata ai suoi abitanti e trasformata in set cinematografico: al di là della semplice e scontata osservazione sul deserto di valori moderno, Benni si prende la libertà di trasmettere il proprio e personale punto di vista, disegnando abilmente e senza sforzo delle cornici perfette per ogni personaggio e riuscendo nella missione impossibile (assolutamente non per tutti) di comprimere in poche facciate il senso più intimo e nascosto di ogni idea. Stilisticamente a metà tra la favola e la tragicommedia, la prosa esplosiva e surreale di Benni ci conduce quasi per mano, stanando ogni scheletro nell’armadio (sia esso di ieri, di oggi o di domani) e mostrandocelo per quello che, prima di farci paura, è stato: un essere umano.

 

Invitandoci a riflettere prima di tutto su noi stessi e insegnandoci a non avere troppa paura, L’ultima lacrima si legge senza sforzo, non necessariamente seguendo l’ordine, nei ritagli di vita più impensati e inaspettati. Scritto ventun’anni fa ma ancora incredibilmente attuale, forse destinato a rimanere senza tempo: ampio, necessario, geniale.

Stefano Benni, L’ultima lacrima – 1994, Feltrinelli – 170 pagine

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