Lo scenario che nel 2016 si presenta davanti agli occhi di un giornalista della carta stampata è veramente tragico. Il mondo dell’informazione è stato letteralmente stravolto nel giro di pochi anni, i giornali sono entrati in una profonda crisi e il ruolo del giornalista sembra oggi non valere più nulla all’interno della società.

Basti chiedere, all’interno di un aula di trenta persone, quanti comprano quotidianamente un giornale.“Forse due”, afferma Giorgio Zanchini, giornalista e presentatore radiofonico per Radio1, ospite della seconda giornata di Pordenonelegge, “perchè nessuno ormai compra i giornali cartacei, la gente si informa altrove”. Ma dove esattamente? La domanda pare tanto difficile quanto ovvia: attraverso i social. “Attraverso i social gli italiani hanno potuto scoprire in tempo reale le prime scosse di terremoto nel centro Italia, attraverso i social sono stati diffusi i primi tragici momenti della strage di Nizza”, continua Zanchini. La notizia, quindi, grazie alle potenzialità dei social media, diventa non solo immediata, ma appannaggio di chiunque, che grazie al proprio smartphone potrà condividere con un pubblico potenzialmente illimitato tutto ciò che accade attorno a lui.

A questo punto Zanchini si pone un interrogativo fondamentale: in un mondo in cui tutti sono diventati fonti di notizie servono ancora i mediatori dell’informazione? Secondo l’autore, per quanto la condivisione delle informazioni in tempo reale possa determinare evidenti vantaggi in termini di rapidità di fruizione, è sulla qualità stessa dell’informazione che si corrono seri rischi. Non tutti coloro che possiedono uno smartphone sono infatti giornalisti. Ovvero non tutti coloro che sono in grado di diffondere una notizia hanno la capacità critica di selezionare e filtrare adeguatamente i contenuti prima di diffonderli al grande pubblico. Le fonti nell’era del Web 2.0 sono così numerose e variegate, ma non esiste gerarchia alcuna, nessun tipo di ordine fra queste.

Il mestiere del giornalista, quindi, per quanto sia seriamente in pericolo, resta fondamentale per un’informazione di qualità. La ricchezza degli strumenti infatti, dei punti di vista, dei testimoni, necessita di un àncora, di un punto di riferimento. Quindi di qualcuno che selezioni le notizie in modo professionale.

In assenza di questa categoria professionale, e quindi in assenza dei giornali cartacei, l’informazione non è più democratica, conclude Zanchini. In assenza del giornalismo professionale la democrazia è in serio pericolo.