Quando guardiamo i film di Stanlio ed Olio colorati, pensiamo che siano stati rielaborati di recente. Invece, contrario a come si crede, per trovare il colore nel cinema per le prime volte, non dobbiamo risalire ai melodrammi di Douglas Sirk degli anni ’50. È noto agli appassionati che già Méliès colorasse i suoi film. Il cinema delle origini non solo era colorato, ma era un arcobaleno di colori meravigliosi e potenti, che non lasciano indifferente nessuno spettatore.

L’impresa di G. Fossati, T. Gunning, J. Yumibe, J. Rosen, esperti provenienti da diversi paesi, è stata quella di immortalare nella bellissima raccolta Fantasia of Color in Early Cinema i fotogrammi più spettacolari delle pellicole conservate in importanti istituti d’Amsterdam. Nato per festeggiare il ventesimo anniversario della celebre conferenza sul colore tenutasi ad Amsterdam, che riunì questi esperti per la prima volta, Fantasia illustra fotogrammi presi da più di 200 film olandesi e non solo, in cui si esprime la potenza del colore nei film del primo ventennio del ‘900.

Il libro non ha soltanto uno scopo accademico, ma si rende attraente a qualsiasi tipo di lettore, o meglio, visualizzatore.

Le immagini sono per lo più prese da film a sfondo fantastico, da cinema di varietà e intrattenimento.

La conferenza sul colore del 1995 ha creato anche la necessità di elogiare il lavoro di Jean Desmet. Presentato insieme a Fantasia, il libro Jean Desmet’s Dream Factory illustra pellicole collezionate da uno dei più grandi cineasti del cinema delle origini. Desmet, belga di nascita, ha conservato più di novecento film e corti: un autentico tesoro per noi. La sua collezione è patrimonio dell’Unesco, ma pochi ancora sanno del lavoro di una vita di questo grande collezionista e distributore (distribuì anche film italiani all’estero e viceversa). Questi film li possiamo ora studiare grazie anche al lavoro di M. Bloemheuvel, J. Guldemond e M. Meyer, i quali hanno documentato per la prima volta l’intera filmografia di Desmet, creando un libro che illustra più di mille fotogrammi e naturalmente ci parla un po’ anche della figura straordinaria di Jean Desmet.

Gli autori si augurano che questo materiale possa suscitare interesse per il così ricco repertorio di un cinema, che seppur giovanissimo allora, era già un raffinato modo di fare arte ad alti livelli, e i cui colori “possono essere tangibili a distanza di cent’anni”, come affermano gli autori di questa arcobalenica impresa. E, chissà – perché no? – fare delle mostre in futuro in cui si proiettino queste tavole di gusto fauve proprio accanto ai lavori dei loro contemporanei Matisse e colleghi.

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