Nel primo pomeriggio di ieri, presso la Sala Convegni del Palazzo della Camera e di Commercio, Gian Luigi Bettoli, insieme ad Arturo Pellizzon, Giuliana Pigozzo e Roberto Zaami, si sono dati come obiettivo quello di far conoscere al pubblico quelle persone che, con il loro lavoro, hanno reso importanti i più famosi industriali che hanno fatto grande la città. Il titolo dell’incontro, “Il volto nascosto dello sviluppo: dalla Resistenza al miracolo economico” è emblematico in questo senso, e il dialogo tra gli ospiti ha permesso di vedere la storia della nostra terra da un punto di vista diverso, “dal basso”, con gli occhi di chi ha lavorato, sofferto e lottato per creare le premesse dello sviluppo che ha fatto uscire il Friuli da secoli di arretratezza.

Un altro incontro di ieri ci ha permesso di mantenere lo sguardo sulla nostra terra, “Il miracolo, la fatica e l’incanto del vivere”, con la partecipazione del dottor Pietro Roberto Comoretto insieme a Mons. Bruno Fabio Pighin. La presentazione dell’autobiografia di Comoretto si può considerare un amarcord friulano narrato in presa diretta: novant’anni di vita vissuta in questa terra del Nord-Est, dall’infanzia tra le colline e le sorgive della Bassa friulana, al ricordo della durezza del vivere in quella che si può considerare una vera e propria civiltà contadina, fino all’atrocità della guerra, da cui nacque il desiderio di dedicare l’intera sua vita alla medicina.

Pordenonelegge, si sa, è un festival noto anche per la varietà dei temi e degli argomenti presentati. Ed infatti al Palazzo Montereale Mantica si è parlato di fotografia, nell’ambito dell’incontro con Italo Zannier e Massimo Donà, “Verso l’invisibile. La fotografia, tra eventi, invenzioni e scoperte nel XIX secolo”. Zannier, uno dei maggiori storici dell’arte fotografica, ripercorre gli ultimi secoli di conquiste della fotografia, riferendosi alla sua ultima opera, per certi versi equiparabile alla Fenomenologia dello Spirito hegeliana, e arrivando a porre una distinzione tra quello che è il concetto di storico di fotografia e le immagini che, invece, ad esempio, condividiamo oggi sui social, meglio definibili come “fotofanie”, manifestazioni della luce.

Rimanendo nell’ambito della rassegna di arte e architettura, presso il Palazzo della Provincia, il tema trattato è stato quello della Bookart, grazie alla partecipazione di due artiste affermate in questo campo, Luciana Frigerio e Samantha Bonanno, con la conduzione di Irene Moret. Questa forma d’arte, sviluppatasi negli Stati Uniti degli anni ’60, permette al libro in quanto oggetto di uscire dalla sua anonimia e di diventare protagonista. Esso non è più un mezzo passivo, ma diventa un corpo o parte di un corpo, che riprende vita e viene osservato e contemplato. Il libro per come lo concepiamo comunemente, un insieme di copertina e pagine, viene scarnificato e ricomposto in una scultura che tende ad ampliare il significato del libro stesso.

“La dieta smartfood. In forma e in salute con i 30 cibi che allungano la vita”, questo il titolo del curioso incontro tenutosi presso il Palaprovincia al Largo San Giorgio nel pomeriggio di ieri. Michela Nicolussi Moro ha introdotto le autrici dell’omonimo libro Eliana Liotta, Giuseppe Pellicci e Lucilla Titta, rispettivamente giornalista, direttore della ricerca dello IEO e nutrizionista, i quali hanno elencato al pubblico quei cibi “intelligenti”, che proteggono l’organismo dai danni causati dalla cattiva alimentazione e che contrastano e prevengono l’invecchiamento. Non una soluzione per l’eterna giovinezza, sia chiaro, ma un modo sano per invecchiare nella maniera più adeguata e salutare.

Presso lo Spazio BCC Fvg, Cristina Savi ha presentato l’incontro con Pierluigi Di Piazza, il quale ha presentato il suo ultimo saggio dal titolo “Il mio nemico è l’indifferenza. Essere cristiani nel tempo del grande esodo”. Nel trentesimo anno dalla sua fondazione del Centro Ernesto Balducci di Zugliano, Di Piazza sceglie di raccontare ancora una volta una Chiesa al servizio degli emarginati, una Chiesa che si interpella sulla necessità di accogliere gli ultimi, una Chiesa che, però, a volte non riesce a dissociarsi da quella colpevole indifferenza che costituisce il vero ostacolo per la comprensione e l’aiuto reciproco. Il tutto è condito da un forte messaggio di speranza, quella che ciascuno impari, per quanto può, a prendersi cura degli altri.

Sempre ieri pomeriggio, è stata la musica a farla da padrone al Teatro Verdi, dove gli appassionati hanno potuto assistere all’incontro “Ricerca di un’armonia possibile. I Quartetti per Archi di Wolfgang Amadeus Mozart”. In una sorta di dialogo Sandro Cappelletto e Maurizio Baglini, intervallato dall’esecuzione di alcuni brani da parte del Quartetto Savinio, ospite straordinario del pomeriggio, si è così raccontato in maniera esemplare il travagliato rapporto di uno dei compositori più iconici della storia con una delle prove musicali più complicate in assoluto. Tra Mozart e il quartetto per archi vi fu un legame fatto di difficoltà e soddisfazioni, descritto in un incontro dove parole e musica si sono fuse in un’emblematica sintesi storico-artistica.

Di giornalismo e informazione si è parlato, invece, al Palazzo Montereale Mantica, dove Giorgio Zanchini ha svolto un’attenta analisi del ruolo del “giornalista” al giorno d’oggi e di come siano cambiati i tempi e i modi in cui le informazioni giungano agli occhi della popolazione, nell’ambito dell’incontro “Leggere, cosa e come. Il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete”. Zanchini chiarisce subito, in modo diretto, che il mondo dei social ha letteralmente rivoluzionato il mondo dell’informazione, eliminando di fatto il ruolo del giornalista in quanto mediatore delle informazioni, facendo sì che le notizie vengano sì diffuse più rapidamente, ma con una qualità molto minore, mettendo a repentaglio, inoltre, il valore democratico dell’informazione.

Intanto, presso Palazzo Gregoris, Serhij Zadan, poliedrico scrittore ucraino, ha presentato la sua ultima opera. Ne “La strada del Donbas”, l’autore narra della sua terra, ma non lo fa con quel tono malinconico tipico di chi parla di guerra, al contrario egli regala l’immagine di un paese fantastico, pervaso da un profondo desiderio di libertà in un romanzo folle e pieno di energia. È un’opera che sa andare oltre i generi letterari senza mai perdersi, in cui Zadan, con uno stile assai particolare e molto personale, ci conduce lungo il “campo selvaggio” del Donbas ucraino e ci fa conoscere un paese che lascia aperta la porta a tutte le possibilità.

Al Convento di San Francesco, nel frattempo, Eugenio Borgna, noto psichiatra ospite del festival di pordenonelegge già da diverse edizioni, ha parlato di “Responsabilità e speranza”, rifacendosi al titolo del suo ultimo libro. Riconoscendo la speranza come il sapere e il voler prevedere quale risonanza possano avere negli altri i nostri gesti e le nostre parole, egli ci invita a evitare ogni disattenzione, vera causa dell’irresponsabilità e dei danni che da essa ne conseguono, e coltivare la speranza, intesa come apertura al futuro. In tutto ciò, sono le parole ad assumere grande importanza, perché:

“A seconda delle parole che usiamo, il mondo in cui viviamo cambia completamente fisionomia”

Chi invece si è recato presso la Gelateria Montereale, ieri sera, ha potuto scoprire un po’ più da vicino una delle bellezze del nostro Friuli, i Magredi. Era questo l’obiettivo di Sergio Vaccher e Stefano Tubaro, autori del workshop fotografico il cui esito è il volume “Dai Magredi al Noncello”, presentato appunto ieri a pordenonelegge, in un incontro coordinato da Alessandra Santin a cui è intervenuto anche Stefano Fabian, responsabile della comunicazione del progetto Life Magredi Grassland FVG. Un lavoro che, come ha sottolineato Vaccher, costituisce un importante esercizio di lettura del nostro territorio, di cui troppo spesso ignoriamo le molteplici bellezze.

Prosa, musica e fotografia, nella serata di ieri all’appello mancava solo la poesia. Ma pordenonelegge non si fa mancare niente, ed ecco che presso la Loggia del Municipio si è tenuto l’incontro “Alla sera la poesia… La poesia secondo Marcos y Marcos”. Questa casa editrice milanese, pur andando contro tendenza, ha aumentato le proposte di poesia, forte del ricordo della radice da cui è nata nel 1981. A gestire l’incontro è stata Claudia Tarolo, traduttrice e coeditore della Marcos y Marcos, che ha presentato al pubblico i protagonisti dell’ultima collana “Le Ali”, i poeti Anna Maria Carpi, Gianluca D’Andrea e Paolo Lanaro. Molteplici i temi presentati: dal tentativo di dire la chiarezza e la confusione, all’espressione di quel rapporto fragile che lega il soggetto scrivente al mondo.

Prosegue la fortunata collaborazione tra pordenonelegge e l’associazione culturale Aladura, manifestatasi ieri sera nell’incontro “Specchi. Il caos geopolitico”, con la presentazione di Stefano Bortolus e l’intervento di Dario Fabbri, giornalista di Limes e esperto di geopolitica. Che cosa sta succedendo nel mondo? Questa la complessa domanda a cui Fabbri ha dovuto rispondere nell’arco dell’incontro, durante il quale ha fornito un quadro generale estremamente efficace della situazione globale, soffermandosi sul ruolo primario degli Stati Uniti, prossimi alle nuove elezioni presidenziali, sulle difficoltà dell’Unione Europea, sui confilitti nel Medio-Oriente e i conseguenti problemi legati all’immigrazione e allo Stato Islamico, e su altri temi di strettissima attualità.

Gli stessi protagonisti, questa mattina, hanno tenuto un incontro presso lo spazio ITASincontra in Piazza della Motta, dal titolo “Specchi. Caoslandia”. Dario Fabbri ha potuto così aggiungere nuove informazioni in merito alla situazione di caos che avvolge il nostro pianeta, esponendo in maniera concreta e comprensibile gli aspetti più complessi del difficile rapporto fra gli emisferi nord e sud del pianeta, due macroregioni che possono essere rispettivamente definite come “Ordolandia”, un mondo mediamente ordinato, dove vigono ancora un relativo benessere e istituzioni più o meno legittimate, e “Caoslandia”, dove si concentrano conflitti, miseria, devastazioni ambientali e migrazioni incontrollate.

Prosegue il viaggio lungo la nostra penisola con la rassegna “Viaggio in Italia”, e questa volta ad essere protagonisti sono “Trieste e il suo mare”. Pietro Spirito ha portato così il pubblico dentro la città di Svevo e Saba, eterna terra di frontiera sempre in bilico tra un passato mitizzato e un presente immobile. Spirito si sofferma su zone ignote ai turisti e spesso sconosciute ai triestini stessi, senza però tralasciare il golfo, simbolo emblematico del capoluogo friulano

“Il golfo è testimone dell’anima profondamente carsica di Trieste, della sua identità frammentata, della fatica a superare gli antichi dissapori e a fare i conti col passato, del suo adagiarsi sui propri relitti”

Un autobus gran turismo dell’Atap, questa è l’insolita location per l’incontro “Parole in viaggio…”, dove questa mattina Lara Zani, assieme Pierantonio Stella, ha parlato del suo libro “Atap, dal terremoto ad oggi: un viaggio lungo 40 anni”. Non una semplice elencazione di eventi, ma il racconto dei primi quarant’anni di questa storica azienda di trasporto pubblico della nostra provincia tramite la narrazione delle vicende umane più significative che si sono intrecciate con la crescita di una società diventata ormai un modello gestionale. Si è trattato letteralmente di parole in viaggio, dal momento che l’autobus ha percorso le città del servizio urbano, passando per Porcia, Rorai e Cordenons, tornando infine a Pordenone dopo un viaggio di un’ora e una storia di 40 anni.

La nostra amata lingua italiana è stata l’oggetto della discussione tenutasi questa mattina presso lo spazio BCC Fvg, tra due linguisti, Giuseppe Antonelli e Valeria Della Valle e una romanziera, Caterina Bonvicini, nell’incontro “Tu chiamalo, se vuoi, e-italiano”. Questo termine, “e-italiano”, è stato recentemente incluso nei dizionari dei neologismi, e si riferisce a quella particolare varietà di italiano usata nell’ambito della comunicazione telematica. Si è compiuta, così, una riflessione linguistica che ha permesso di rivalutare quei pregiudizi dalle forti sfumature negative che, in particolar modo a partire da chi appartiene alle precedenti generazioni, ruotano intorno a questo tipo di scrittura, ponendo, però, una distinzione dall’italiano standard, una distinzione a cui i giovani vanno educati con attenzione.

Tre nomi di spicco quelli dei relatori che oggi alle 11.30 sono stati ospitati a Palazzo Badini in occasione della Nona Appendice dell’Enciclopedia Italiana Treccani. A tenere la conferenza dal titolo “Corruzione e legalità” erano infatti Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Giovanni Bianconi, giornalista del Corriere della Sera, e Marco d’Alberti, professore di diritto amministrativo. Il tema si apre purtroppo con una spiacevole constatazione, ovvero quella che il nostro sistema pubblico è ormai diventato terreno fertile per nuovi fenomeni di corruzione. Risalendo all’etimologia latina della parola si nota, a malincuore, come la nostra res publica si stia deteriorando, e continuerà a farlo se non migliorerà il rapporto di fiducia tra governati e governanti.

E anche quest’anno a pordenonelegge non solo si legge, ma… si mangia pure! Ebbene sì, è tornato il “Cibario del Friuli-Venezia Giulia” che unisce ERSA con due grandi chef: Andrea Canton, chef stellato del ristorante “La Primula” di San Quirino, e Andrea Spina, chef del ristornate “Al Gallo” di Pordenone. Questi due talenti si sono uniti in un’ora di showcooking spettacolare, con protagonista la cipolla rossa di Cavasso, legante tanto azzardato, quanto gradito al palato, dei due piatti proposti: code di gambero rosso di Mazzara del Vallo in saor di cipolla rossa di Cavasso e salsa al tamarindo e risotto al sapore d’alloro con cipolla rossa di Cavasso, acciughe e formaggio di Marsure. Con un po’ di attenzione alle tempistiche e quel tocco in più, è stato promosso a pieni voti l’ingresso della cipolla rossa friulana nella nouvelle cousine.

Quasi interamente dedicato ai giovani il libro scritto dello scienziato italiano più citato all’estero, il brillante Alberto Mantovani. Con il suo “Decalogo per aspiranti scienziati” ci svela i trucchi per non farci abbindolare da false informazioni in ambito scientifico e ci sprona a portare un po’ di quella determinazione tipica della passione dell’innamoramento anche nell’ambito dello studio e del lavoro. Bisogna combattere la fuga di cervelli, afferma, perché l’oro del terzo millennio sono proprio le menti brillanti di noi ragazzi attenti e vogliosi, poiché capaci di portare cambiamenti significativi in ambito scientifico. Dieci regole, quindi, che ci parlano di rispetto verso le idee degli altri, anche se non condivise, e di ascolto, per riuscire a realizzarci come persone, anche al di fuori del mondo della ricerca.

Quest’oggi a mezzogiorno il Convento di San Francesco ha fatto da sfondo al racconto di Antonio Calabrò, che, con il suo nuovo libro intitolato “I mille morti di Palermo”, ci fa ritornare in una Sicilia in cui le efferatezze della “mattanza” hanno portato ad una strage di 1000 morti, tra il 1979 e il 1986; un maxiprocesso apparentemente vinto dallo Stato contro un’associazione che, però, non biosgna mai sottovalutare. Quello che l’autore presenta, tuttavia, è anche un mondo popolato da persone coraggiose che si sono sacrificate, ma non si sono mai arrese di fronte alla crudeltà criminale. E l’invito che l’autore fa a tutti a noi, a 30 anni di distanza da questa strage, è proprio quello di non dimenticare, per poter raccontare un futuro migliore attraverso gli insegnamenti di un passato tragico.

 

Con la collaborazione di: Marianna Bortolin