Il corpo ha rappresentato per secoli l’emblema del vivere terreno e sovraterreno e numerose sono state le scienze (e le non-scienze) che hanno tentato un approccio più o meno analitico ad esso. La sua estrema importanza nella quotidianità dell’essere umano, importanza che si è declinata nelle forme sociali più disparate, ci viene attestata dalla molteplicità di ambiti presso cui il corpo si è fatto simbolo: in filosofia, il termine ripropone il significato del linguaggio comune intendendone ogni essere esteso nello spazio e percepibile attraverso i sensi; in anatomia, definisce l’insieme dei tessuti che costituiscono l’organismo umano; in numerose tradizioni esoteriche, il corpo è considerato tutto ciò che – a livello più o meno materiale – riveste la vera essenza spirituale di un essere che deve, attraverso pratiche religiose, raggiungere i più alti gradi di spiritualità.

Il volume Le voci del corpo nasce da una collaborazione tra il Liceo Leopardi-Majorana e la Società Filosofica Italiana, sezione Friuli Venezia Giulia, e vuole affrontare questa tematica intrecciando sapientemente tra loro voci e discipline diverse:

La prof.ssa Bonato Beatrice, Presidente della Sez. FVG della Società Filosofica Italiana, si interroga sull’aspetto estesiologico legato alla corporeità, riflettendo sull’elemento sinestesico, convocato per il suo valore fenomenologico ma anche per la sua apertura ontologica: il passaggio da un senso all’altro, da un qualcosa che è sensibile a ciò che sensibile non è; passaggio che, però, non sottintende continuità, armonia: il corpo differisce da se stesso.

Il prof. Francesco Stoppa, psicanalista impegnato presso il Dipartimento di salute mentale di Pordenone, parte da un assunto alquanto paradossale: è il corpo ad interrogare noi. Secondo l’analisi condotta da Jacques Lacan, uno dei maggiori psichiatri francesi del secolo scorso, il corpo si umanizza solo in virtù del fatto che incontra qualcun’altro che ce lo consegna.

La prof.ssa Daniela Floriduz, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Leopardi-Majorana e Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Pordenone, ha sviluppato la sua riflessione a partire dall’esperienza dei non vedenti. L’essere umano è, per definizione, sinestesico; il problema sta nel famigerato primato del visivo. La visione attraverso il sapere occidentale, da Platone in poi, ha costituito un paradigma di potere e ha tagliato fuori tanti segmenti di sapere che fanno invece leva su un puntum cecum, cioè l’inconscio. Attraverso il paradigma di Tiresia, quello cioè di chi accede ad un sapere profondo, la prof.ssa fa a pezzi i pregiudizi che da anni si tramandano in merito alla cecità: la vista rimane in superficie, non si sporca le mani con la realtà e pretende soprattutto di codificare il sapere tagliando fuori altre sfere sensoriali. Quello che ci dobbiamo chiedere è: cosa vediamo quando vediamo i colori? Pronunciando la parola “rosso”, siamo sicuri che tutti quanti pensino alla stessa cosa?

Il prof. Claudio Tondo, docente di Storia e Filosofia al Liceo Leopardi-Majorana, si è invece concentrato sull’aspetto sportivo e performante del corpo, lambendo anche il campo della vibroacustica.

Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli (Kahlil Gibran)

 

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