“Voli” sul territorio ci porta in un luogo particolare e caro ai friulani: Venzone. La splendida cittadina fortificata venne quasi completamente rasa al suolo durante il terremoto del 1976, ma grazie alla tenacia del popolo friulano e agli aiuti provenienti da tutto il mondo, risorse e oggi rappresenta uno dei simboli della ricostruzione del Friuli a seguito del terremoto. Venzone però è famosa anche per un altro motivo: qui infatti vennero ritrovate e sono tutt’oggi conservate le cosiddette mummie di Venzone.

La storia delle mummie è molto interessante; la prima venne ritrovata addirittura nel 1647, quando durante lo spostamento di un sarcofago trecentesco (attribuito ad un membro della famiglia degli Scaligeri) per la costruzione della Cappella del Rosario del Duomo, venne alla luce la prima mummia, detta il “gobbo” per via del suo evidente difetto fisico, dovuto probabilmente ad una errata sepoltura. Successivamente, tra il 1825 e 1891 vennero ritrovate e riesumate circa una quarantina di mummie, tutte appartenenti ad un’epoca compresa tra il XIV e il XIX secolo e di queste alcune vennero trasportate al Gabinetto Universitario di Padova, al Museo di Vienna e nella chiesa degli Invalidi a Parigi. Rimasero a Venzone soltanto ventuno delle mummie ritrovate delle quali però solo quindici “sopravvissero” al terremoto del ’76 e oggi cinque sono esposte al pubblico. Tutti i corpi mummificati sono conservati nella Cappella di San Michele la quale sorge in posizione isolata di fronte al Duomo di San Andrea. L’edifico risale alla fine del XIII secolo e probabilmente in origine venne usato come battistero, mentre dal 1842 è adibita a “museo delle mummie”.

Oggi, dopo diverse ricerche e studi, è stato scoperto che il processo di mummificazione, non dovuto all’intervento dell’uomo, è stato reso possibile grazie alla presenza di un fungo che vegeta nelle tombe del Duomo; una muffa parassita chiamata Hipha Bombicina Pers, che ha la caratteristica di riuscire a disidratare il corpo in un tempo molto breve (circa un anno), rendendo la pelle pergamenacea. Questo fatto costituisce una singolare curiosità scientifica e destò sin dall’inizio un notevole interesse, tanto che addirittura Napoleone volle recarsi a vedere le celebri mummie di Venzone. A Napoleone e, in particolare ai suoi soldati, è legato un fatto assai curioso e “piccante”. Sembra infatti che i soldati, durante l’occupazione francese nel 1797, furono particolarmente colpiti dalla “abbondante” virilità della più antica delle mummie di Venzone, il “gobbo”. Per questo motivo essi presero l’abitudine di prelevare dei lembi di pelle per farne dei macabri souvenir. Da allora alle mummie venne messo un grembiulino. Oltre al “gobbo”, celebre è anche (per via dell’ottimo stato di conservazione) la mummia del nobile Daniello Gattolini, il quale sembra avesse 75 anni nel momento della morte e la cui salma è stata ritrovata nel 1811.

Le cinque mummie esposte al pubblico nel piano interrato di San Michele, grazie ai nuovi indirizzi delle scienze storiche ed archeologiche, rappresentano un patrimonio di inestimabile interesse antropologico che permette di conoscere approfonditamente come vivevano gli abitanti del Friuli nei secoli passati. Venzone offre dunque la possibilità di osservare da vicino un passato che riemerge in maniera del tutto naturale grazie alle sue mummie, mummie che abbiamo potuto conoscere meglio grazie a “voli” sul territorio di questa settimana.

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