Domenica alle 11.50 sono stati presentati i primi cortometraggi della sezione Le Origini del Western che ci accompagnerà durante l’intero corso del festival. Le pellicole, tutte risalenti allo stesso periodo di realizzazione, percorrono quelle che possono benissimo essere viste come le radici del genere che qualche decade dopo avrebbe fatto la fortuna di numerose major cinematografiche.

Sei i film proiettati, della durata di un quarto d’ora massimo, sono tutti girati negli states, patria indiscussa dello stile western – ma non dimentichiamoci che anche l’Italia farà la sua parte in futuro. Le varie trame differiscono tra di loro per stile e approccio registico: si pensi alla drammaticità e riuscito realismo di The Cattle Rustles (1908), con i suoi inseguimenti a cavallo, gli agguati e morti ammazzati, in contrapposizione alla finta “leggerezza” di A Mexican’s Gratitude (1909).

Proprio questo film ha scaturito maggiormente il consenso del pubblico in sala, che al termine si è lasciato andare in un sincero applauso. La chiave di questo successo sta principalmente nei personaggi, ciascuno ben strutturato in maniera deliziosa, a cui ci si affeziona. Spicca infatti tra i numerosi interpreti di questa rassegna, l’attore Gilbert M. “Broncho Billy” Anderson, in veste di carismatico quanto leale sceriffo. E’ considerato la prima grande star del western. Le mimiche gestuali e facciali dei protagonisti, risultano estremamente vere e talmente convincenti da farti innamorare della storia e convincerti della grande versatilità degli attori dell’epoca. Sempre Anderson ritorna in Under Western Skies (1910), questa volta interpretando però un cowboy ubriacone; un fellone che verso la fine si rivelerà non essere tale, bensì uomo guidato da senso della morale e di ciò che è giusto.

Altro film degno di nota, e sicuramente il più curioso di tutti, è Saved by the Pony Express, del 1909. La trama è molto semplice: un giovane ragazzo viene processato ingiustamente per la morte del suo rivale in amore. Una prova schiacciante giungerà inaspettata, grazie all’intervento di un corriere del Pony Express, salvandogli la vita. Il pubblico si è trovato squisitamente divertito dalle trovate improbabili degli autori. Grande momento ilare, la scena in cui “l’allegro Tom si uccide accidentalmente”, riuscendo persino ad annotarlo in punto di morte: “Mi sono ucciso accidentalmente”. Risate non di natura sbeffeggiante, ma anzi date dal modo, un po’ naif, di rappresentare certe situazioni, che non possono che generare un sorriso di tenerezza.

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