Il Friuli è, l’abbiamo sottolineato più volte, patria di creativi e pragmatici, pronti a mettere la loro esperienza e le loro abilità al servizio della comunità e dell’innovazione. Terra aspra, timida e sempre un po’ in disparte, la nostra regione è da sempre associata a personalità che sanno inventare e reinventarsi, anche (e soprattutto) quando le circostanze sembrano del tutto avverse.

 

Negli anni Sessanta, Porcia era una città piccolissima: contava appena 7374 abitanti. Eppure esportava più lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi dell’intera Germania, e gli stabilimenti Zanussi, all’epoca la seconda realtà industriale italiana dopo la torinese FIAT, potevano contare, negli anni del cosiddetto “miracolo economico”, più di 13mila dipendenti. Acquistata dal gruppo svedese Electrolux negli anni Ottanta, l’impresa affonda le proprie radici agli inizi del Novecento: quella di Antonio e Lino Zanussi è una storia che in pochi conoscono, ma che merita di essere raccontata.

 

Figlio di un fabbro, Antonio Zanussi nacque a Brugnera il 7 maggio 1890. Nel 1916, trasferitosi a Pordenone “senza altro capitale che non fosse il suo ingegno ed il suo entusiasmo” fondò, in Corso Garibaldi, l’Officina Fumisteria Antonio Zanussi, ancora lontana dalla gigantesca impresa che sarebbe diventata in futuro: tre dipendenti per trenta metri quadrati di spazio. Il primo modello standard di cucina a legna, la “AZP”, fu lanciato quattro anni dopo e destinato anche al commercio estero; il marchio Rex comparve per la prima volta nel 1933, quando Antonio decise di attribuire all’intera produzione Zanussi il nome di un grande transatlantico italiano. Sempre più convinto delle potenzialità del suo progetto, il giovane imprenditore investì tutto (persino la propria casa) in un nuovo stabilimento, quello di Via Montereale, mentre l’impresa continuava ad espandersi: i dipendenti erano diventati ormai quaranta.

 

Dopo l’improvvisa morte del padre, avvenuta il 21 novembre 1946, il giovane Lino assunse la guida dell’intera azienda, muovendosi in un’ottica di innovazione e contribuendo in maniera significativa alla ricostruzione italiana del secondo dopoguerra: grazie a un’accelerazione dei processi produttivi e ad una mentalità improntata al progresso sia tecnico che pratico, l’impresa crebbe esponenzialmente, pur senza dimenticare le proprie radici.  All’inizio degli anni Cinquanta, la Zanussi era ormai una realtà solida e una certezza, sia sul piano economico che su quello occupazionale. Alla crescita si accompagnò una progressiva diversificazione dei prodotti: i frigoriferi comparvero nel 1954, i televisori nel 1960. Ormai matura per l’ingresso nei mercati europei, la Zanussi si impose con il coraggio di un’impresa emergente, che aveva saputo fare della qualità e della ricerca i propri punti fermi: per nulla intimorita dai colossi esteri (la AEG e la Philips, per citarne un paio), l’azienda continuò ad espandersi e a incorporare numerose imprese locali. Con coraggio e inventiva, la Zanussi si fece carico anche di gran parte della componentistica necessaria alla produzione: il contesto pordenonese, allora privo di uno sviluppato tessuto industriale, non avrebbe permesso all’azienda di servirsi di forniture esterne. La Zanussi, “troppo grossa per una città ancora praticamente da nascere”, continuò comunque a perseguire i propri obiettivi, guidata dalla passione e dalla ferma volontà di portare avanti il progetto del suo fondatore.

 

Nel 1966, in occasione de cinquantesimo anniversario di attività dell’azienda, i fratelli Zanussi ricevettero la visita del Capo dello Stato Giuseppe Saragat e del Presidente del Consiglio Aldo Moro. I numeri erano ormai impressionanti: 8600 dipendenti, 10 stabilimenti, 2 milioni di apparecchiature prodotte in un anno e esportazioni in ben 100 paesi.

 

Il progetto Zanussi è, forse, quello che più di ogni altro rappresenta lo spirito e l’anima del nostro territorio: ideato da un giovane creativo e caparbio e fatto crescere con pazienza e impegno, nel rispetto della forza lavoro e del territorio.

“Si sentiva parlare di un certo Taylor, che disse: si deve fare la divisione del lavoro. Chi lui fosse non lo sapevamo, però dovevamo mettere qualche cosa in movimento. E allora, da Udine a Casarsa, ci siamo procurati pezzi di rulli e traversine, mettendoci a costruire catene di montaggio e a dividerci il lavoro. Così è nato il taylorismo da noi, in casa, con l’entusiasmo e la voglia di fare e migliorare.”

 

Gli anni di Lino Zanussi furono sempre caratterizzati da un rapporto diretto, leale e didattico con ogni singolo operaio, nel rispetto del lavoro e delle capacità di ognuno. L’azienda, che assunse per la maggior parte operai locali (nella convinzione di poter crescere nel territorio e per il territorio), si distinse da subito per una ferrea etica del lavoro e per il confronto democratico tra le sue parti, investendo (prima che in capitali) anche in valori fondamentali.

 

La storia della nascita della Zanussi è, senza timore di cadere in banalità, l’ennesima dimostrazione del fatto che l’impegno, la genuina passione per il proprio mestiere e l’inventiva possono davvero valere più di molte parole. Un pezzo di storia da non dimenticare.

2 Comments

  • Luca Malachin, 16/07/2015 @ 04:46

    un bel pezzettino di storia, ben narrato. Brava.

  • alessandra, 04/03/2016 @ 20:41

    Ciao, bell’articolo 😀
    Molto poetica l’inciso sul Taylorismo tra un tai di vin e una fetta di salame

    .. ma senti che sta succedendo ora?

    Esiste ancora l’azienda? Ci sono ancora linee di produzione in Friuli? Cosa sta succedendo in zona? Le persone che sono state messe in esubero sono riuscite a trovare lavoro altrove?
    Sto cercando info ma non trovo articoli decenti che raccontino la storia recente dell’azienda con date, numeri, luoghi.
    E tanto meno quali siano state le scelte industriali, le risposte politiche, se e dove le produzioni sono state spostate e quando … e non riesco nemmeno a capire se é rimasto qualche stabilimento aperto o se é stato chiuso tutto…
    Se é rimasto qualcosa in funzione, cosa e per chi producono?

    Sono state salvate le conoscenze, competenze che si erano costruite o la crisi ha distrutto tutto? E cosa é successo ai luoghi di produzione?
    Perché non vai a fare un po’ di foto ed interviste e ci fai sapere 🙂

    Su wikipedia si ferma tutto al 2012, sul sito di zanussiprofessional al 2010, sul messaggero gli articoli sono illeggibili, senza capo né coda e senza dati…

    Fammi e facci sapere se puoi
    Ale

    ps: di quando é l’articolo che hai scritto? non c’é data

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