Un percorso coinvolgente nella storia e nella mentalità dei russi attraverso quelle piccole particolarità che contraddistinguono la più grande nazione territoriale al mondo. In sostanza capire il popolo russo e la sua cultura attraverso il territorio e le sue caratteristiche: questo il tema della lezione del professor Gian Piero Piretto, docente di cultura russa presso l’Università degli studi di Milano, a Pordenonelegge, dal titolo “Da Cechov a Putin e ritorno… Escursione tra gli spazi culturali del continente Russia”.

Lo spazio, il territorio e il paesaggio sono un elemento fondamentale nella cultura russa, al punto che persino una parola in lingua slava come prostranstvo non potrebbe venir semplificata all’italiano con il termine “spazio”: essa può venir resa al meglio solo con una parafrasi, nell’indicare un orizzonte che non si vede mai, l’immensità della steppa, l’enorme spazio infinito che contraddistingue la Russia.

Una grandezza che ha sempre attirato ma al contempo spaventato chi ci viveva, una bellezza che l’uomo è riuscito a dominare e da cui si è fatto dominare e che lo ha culturalmente ispirato. “La Russia è il nostro giardino!” afferma un personaggio del Giardino dei ciliegi di Čechov nel sottolineare la differenza tra l’oppressione zarista e la libertà rappresentata dal nuovo sistema sovietico. Un paesaggio, quello russo, che possiede delle strade, дорога (doroga), su cui transitano le troika (тройка), carrozze o slitte trainate da tre cavalli, motivo di ispirazione di poeti e letterati al punto da definire la Russia come una carrozza che spicca il volo senza una meta precisa e a cui tutte le nazioni si inchinano.

Non solo carrozze ma anche treni che, come mezzo di trasporto, più suggeriscono i caratteri del popolo russo: in un mondo dove prenotare un aereo era un’impresa, tale mezzo di locomozione rappresentava la scelta meno dispendiosa. Nelle sue carrozze si conviveva e si condivideva tutto, dalle cuccette al cibo, in un contesto di compagnia e di convivialità. Dal trenino suburbano al “treno del salame“, ogni tipologia di questo mezzo aveva i suoi viaggiatori: dagli ubriachi che non sapevano dove passare la notte, a chi vendeva le sue merci tra le carrozze a chi andava a Mosca a comprare vivande…

La stretta convivialità esisteva anche nei luoghi più impensabili: nella realtà di coabitazione, ad ogni famiglia veniva assegnata una stanza con altri gruppi con cui si condivideva bagno e cucina. Per i giovani era impossibile viverci e in inverno, quando non potevano stare all’aperto, essi erano soliti stazionare negli androni, spazi alternativi dove si trovavano per leggere, suonare o stare tranquilli. Una situazione che il più delle volte non era gradita agli inquilini i quali tentavano in ogni modo di osteggiarla.

Cimiteri, vie, file in attesa di entrare in un locale, commerciale o meno, e altri caratteri del territorio sono ulteriori elementi che rivelano la mentalità di comunanza e solidarietà tipica del popolo russo, che ancora oggi, nel ricordare il suo passato sì socialmente caratterizzato, prova un senso di nostalgia al pensiero della passata grandezza e degli importanti traguardi mondiali raggiunti dall’Urss, al di là dell’oppressione. In un certo senso è ciò che Putin ha usato per far leva su di esso: straordinario conoscitore del suo popolo e della propaganda, a differenza di Gorbachev e dei suoi atteggiamenti filo-occidentali, egli ha saputo rendersi e dare ciò che i russi si aspettavano da lui, riducendo al minimo coloro che, in opposizione al suo potere, lo hanno osteggiato e lo osteggiano più duramente.