Se ci si trova a Cividale del Friuli (UD) e si guarda in direzione Nord-NordEst si potrà ammirare il monte Matajur, il rilievo più rappresentativo e vero e proprio simbolo delle Valli del Natisone. Il nome ha origine da Mont Major (Monte Maggiore di Cividale) che, nel tempo, è mutato in Mot Major, Mat Major, Matajor ed, infine, Matajur, ma viene chiamato anche Monte Re o Baba (in dialetto sloveno locale sta ad indicare una vetta rocciosa isolata); si trova nelle Prealpi Giulie sul confine con la Slovenia ed è alto 1641 metri. Nonostante la limitata altezza, è individuabile facilmente dalla pianura friulana per la sua caratteristica forma conica e per la sua posizione isolata.

Dal versante italiano, sulle sue pendici, si sviluppano le Valli del Natisone; in Slovenia, sul lato opposto, c’è la vallata di Caporetto, dove scorrono il Natisone, che entra in Italia toccando le pendici occidentali del monte, e l’Isonzo, che invece si dirige verso est scorrendo parallelo al confine. Dai versanti del Matajur nascono anche i torrenti Alberone e Rieka, corsi d’acqua che caratterizzano la vallata di Savogna, nota per nascondere un numero notevole di cavità e di grotte naturali.

Si dice che il Matajur venne scalato in antichità dal re longobardo Alboino quando, giunto in queste terre, voleva ammirare dall’alto le fertili pianure friulane che stava per invadere. Per la sua particolare posizione, il monte fece parte dell’ultima linea di difesa italiana nel corso della prima guerra mondiale, e passò alla storia quando, nel corso della battaglia di Caporetto, il tenente Rommel ne conquistò la cima. Nell’ottobre del 1917, infatti, con una lunga serie di combattimenti, fece qui quasi 9000 prigionieri ed un enorme bottino di materiale bellico, caratterizzando uno dei più importanti episodi della battaglia di Caporetto, determinante per la ritirata italiana. Da qui Rommel proseguì verso il fiume Piave.

Per raggiungere il Monte Matajur ci sono molte possibilità, dati i molti sentieri che tracciano i diversi versanti. Da Mersino Alto, ad esempio, borgo raggiungibile da Cividale verso San Pietro al Natisone, oltrepassando Pulfero e salendo a destra in una lunga serie di tornanti, parte il sentiero CAI 725, che non presenta particolari difficoltà, attraversa i boschi e porta in circa un’ora al Rifugio Pelizzo, da cui si può raggiungere la cima in mezz’ora. In alternativa, prima del rifugio si può salire per il CAI 736 raggiungendo subito la sommità del rilievo. Un’altra opzione è quella che parte da Cepletischis, località facilmente raggiungibile da Savogna. Da qui, ad un altitudine di circa 550 metri, il sentiero CAI 736 risale i boschi del versante meridionale percorrendo la Val Polaga. Anche con questo percorso si può raggiungere il Pelizzo o proseguire verso la cima, con il CAI 750, in un tempo medio di percorrenza di poco più di 3 ore. Altre possibilità per raggiungere il Matajur a piedi sono presenti da San Pietro al Natisone, Masseri, Luicco, Stupizza e Caporetto.

Sulla sommità del monte si trova la chiesetta del Cristo Redentore, costruita sulle macerie della cappella distrutta nella battaglia di Caporetto. Da qui si può osservare un panorama unico nel suo genere: da una parte il Carso, l’Istria, la laguna di Grado, dall’altra la pianura udinese; se si rivolge lo sguardo verso le montagne, invece, si nota le cime del Canin, del Mangart, del Tricorno, del Monte Nero e delle Dolomiti.

Il Rifugio Pelizzo citato in precedenza, invece, sorge a circa 300 metri dalla vetta, ed è stato inaugurato nel 1975 dedicato a Guglielmo Pelizzo, sindaco di Cividale del Friuli. Oltre che con i sentieri descritti precedentemente, è facilmente raggiungibile anche in automobile grazie a una strada asfaltata che arriva proprio fino al rifugio. Con circa 35 posti letto disponibili, è un’ottima meta dove soggiornare o gustare prelibatezze della cucina friulana, oltre che sorseggiare ottimi vini del Collio o dei Colli Orientali.

Salire su questo rilievo è un must se ci si trova da queste parti, e per un friulano è sicuramente un orgoglio ammirare la sua terra da lassù. Il Matajur, infatti, è una meta molto ambita dagli abitanti della regione, che guarda dall’alto la pianura udinese come vero e proprio simbolo di queste terre.

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