Il mercato dell’arte moderna e contemporanea negli ultimi anni è al centro di una colossale espansione mondiale: per poterne comprendere i meccanismi dobbiamo però considerare l’attuale rapporto tra storia dell’arte e storia del mercato dell’arte.

Questi due ambiti hanno tendenzialmente sempre avuto andamenti paralleli, pur presentando talvolta motivi di divergenza. La consacrazione di un artista avveniva prima ad opera del museo o della critica d’arte e, successivamente, del mercato: avveniva cioè prima a livello istituzionale, poi a livello commerciale, da parte di operatori finanziari che, agendo sul prezzo di ciascuna opera, non incidevano sul valore artistico intrinseco del suo autore.

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una inversione di tendenza: le interrelazioni tra storia dell’arte e storia del mercato dell’arte sono divenute imprescindibili le une dalle altre e quasi sempre il mercato ha influito sul mondo istituzionale. Questo meccanismo sinergico di condivisione si è verificato in grande misura all’estero con artisti già storicizzati: ad esempio Rothko (1903-1970) o Bacon (1909-1992), le cui esposizioni di livello internazionale in diversi musei del mondo sono state organizzate parallelamente alla vendita delle loro opere.

Il mercato dell’arte è dunque fortemente cambiato: le caratteristiche tipiche di un’opera sono rimaste immutate – originalità, tematiche, aderenza ai canoni estetici, permeabilità alle mode – ma sono cambiate le motivazioni sia di chi vende sia di chi acquista.

Inoltre ha saputo differenziarsi al suo interno in due categorie: una primaria e una secondaria. Il mercato cosiddetto primario si è imposto quale ambiente in cui lo scambio di opere d’arte avveniva tra l’artista e l’acquirente; il secondario invece ha avuto come oggetto la transazione dello stesso bene che, dal primo acquirente, è transitato ai successivi proprietari.

Il mercato dell’arte si è poi specchiato nel fenomeno commerciale delle aste, in grado di offrire valori pubblici obiettivi, misurabili: il 2000 è stato un anno importante per le case d’asta: New York è stato il teatro principale di questo mercato, seconda Londra e a seguire Hong Kong.

La maggior parte delle compravendite è stata poi registrata dall’arte moderna e contemporanea (in particolare dalla pittura cinese): il motivo per cui questi due comparti artistici sono stati i più interessati è prevedibilmente legato alle economie emergenti di Paesi quali Cina e Russia.

Ma uno dei fenomeni interessanti da sottolineare è il diverso ruolo dell’artista, che sempre più affianca alle proprie competenze creative capacità manageriali legate ad una corretta gestione economica e promozionale delle proprie opere.

Tutto ciò sta rispecchiando i meccanismi del sistema internazionale dell’arte, offrendo diverse posizioni in merito: dalla conformità a tali principi, ad un approccio ironico-sarcastico fino ad una sorta di “anti-posizione” che tenta di evadere gli aspetti commerciali del processo di produzione artistica.

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