A Udine e in tutto il Friuli esiste un’usanza per cui i friulani si fanno conoscere in tutta Italia: il rito del tajùt.
Nessun udinese o friulano doc si fa mancare, all’ora dell’aperitivo, un taj di ros o un taj di blanc, in qualche tipica osteria o in un bar del centro.

Ma da dove deriva il termine tajùt?
Molti sostengono l’opzione più probabile, ovvero che facesse riferimento alla quantità massima di vino che l’oste versava al cliente, quindi al “segno” per una giusta misura di vino.
Un’altra tesi si riferisce a particolari mescole di vino realizzate con un vino di bassa gradazione, derivante da uve “americane” (Bacò, Clìnto, Clinton, Mericàn), che veniva tajàt con un vino più corposo e graduato, spesso proveniente da regioni del Sud Italia.
Altri ancora si appoggiano a una tesi contraria, ovvero che il vino dovesse venire “tagliato” con l’acqua per diminuirne la gradazione, per prestarsi a una grande bevuta.
Un’ulteriore opinione è che si usasse il vino per disinfettare l’acqua, che in antichità era troppo inquinata.

Il tajùt ordinato in un’osteria friulana è una delle più profonde, tradizionali e caratteristiche usanze della nostra regione. Ogni friulano ha infatti l’abitudine di stuzzicare l’appetito nelle ore che precedono il pranzo o la cena con un bicchiere di vino sorseggiato insieme a qualche assaggio delle prelibatezze friulane.
In particolare il tajùt è spesso accompagnato da tartine o grissini con persut crûd (prosciutto crudo, rigorosamente di San Daniele, tagliato sottilmente a fettine) e da qualche toc di formadi (schegge di formaggio, spesso stravecchio). Sono frequenti anche le polpettine di carne o le fette di cotechino accompagnate dalla tradizionale polenta abbrustolita.

Le osterie friulane sono sicuramente un fiore all’occhiello per il nostro territorio, caratterizzate dalla caparbietà e dall’esperienza dell’oste che cerca sempre di offrire la migliore qualità ai suoi clienti. Qualità che è garantita sin dall’antichità: nel ‘500, infatti, il Consiglio comunale di Udine nominava otto Pubblici Ufficiali che oltre a decretare i giusti prezzi per le mercanzie erano incaricati di testare la qualità dei prodotti destinati alle osterie, assaggiando quindi nella “Piazza del Vino” (oggi Piazza Libertà), prima dell’abituale consegna delle merci, anche i vini che sarebbero andati a riempire i tajùts dei clienti.

Il tradizionale taglio di vino in un’osteria friulana, quindi, riserva anche una buona qualità, caratteristica fondamentale per tutti i produttori vitivinicoli della nostra regione. Questa è dovuta al fatto che la produzione rimane sempre a stretto contatto con la tradizione, venendo curata personalmente dai vignaioli, i quali insieme all’oste diventano artefici della qualità del proprio prodotto e fanno sì che quest’ultimo abbia sempre una continuità nel tempo.

Bere un bicchiere di vino in compagnia, gustandosi qualche stuzzichino mentre ci si aggiorna sugli ultimi fatti successi in città o in paese, è sicuramente una delle tradizioni friulane più consolidate, una delle cose che si è abituati a fare e che rimarrà sempre nelle nostre usanze più tipiche. Come si dice nelle osterie friulane quando si sta per sorseggiare il proprio tajùt«SALÛT!».

Lascia un commento