Una grande città a cavallo tra il mondo occidentale e quello islamico, ricca di storia e mistero, ancora oggi simbolo di una cultura, quella turca, ambivalente tra il mondo mediorientale ed europeo. Questa è l’Istanbul presentata da Corrado Augias quest’oggi al teatro Verdi in occasione di Pordenonelegge, nel suo ultimo libro “I segreti di Istanbul”.

Un excursus denso di significato, a partire dalla gloriosa origine del mito della Seconda Roma, Costantinopoli, realizzata sulla precedente Bisanzio da parte dell’imperatore Costantino il Grande e dalle influenze che il mondo romano ha apportato. Una delle tre città eterne, assieme a Roma e Gerusalemme. Il cristianesimo stesso inoltre è in parte figlio di questa terra: a Nicea, non molto distante dalla città sul Bosforo, si tenne il famoso Concilio contro l’eresia di Ario, fondamentale per la storia cristiana.

Andando a Istanbul oggi ancora si percepisce il peso di dieci secoli di storia e civiltà bizantina, da Costantino al 1453, anno della caduta dell’Impero romano d’oriente. Un impero che si era sempre definito col termine “romano” e non “bizantino” (termine, quest’ultimo, di derivazione francese), e che fu al centro, in certi momenti di crisi, di importanti vicende storiche. La IV crociata del 1204 fu la prova più dura, con il saccheggio da parte dei crociati delle immense ricchezze che Bisanzio allora possedeva. Tra tutte il trofeo più grande di tale impresa è esposto ancora oggi a Venezia: la famosa quadriga posta al di sopra della Basilica di San Marco.

Bisanzio divenne poi nota col nome turco di Kostantiniyye e in seguito Istanbul, centro di potere e capitale del secolare Impero ottomano e come tale luogo di misteri, segreti e conflitti di palazzo. L’harem rappresenta al meglio questo stato di cose: un luogo vicino alla sala del consiglio dei ministri del sultano, contiguo ad esso, su cui vegliava la madre del sovrano regnante e in cui persino i rapporti tra le oltre trecento donne lì presenti non erano dei più pacifici. Infatti a ereditare la carica di sultano non era il primogenito ma il figlio preferito del sovrano, nato dalla donna che nell’harem gli aveva suscitato più interesse. Erano quindi ovvie le rivalità femminili all’interno di questo ambiente.

La doppia componente occidentale e orientale di Istanbul infine è un aspetto da non sottovalutare. Questa ambivalenza rappresenta la forza e la debolezza della città e della Turchia moderna: in primo luogo perché nell’ultimo secolo ha garantito una salda testa di ponte agli interessi americani contro l’Urss, in secondo perché la partita attuale giocata da Erdogan è mirata a una ri-islamizzazione del paese. Quasi un riflesso in negativo nei confronti di un’Unione Europea sempre più lontana e sempre meno attraente del passato.