Questo pomeriggio, a Palazzo Badini, lo scrittore e istruttore di guide alpine Alberto Paleari e il giornalista Erminio Ferrari , dialogando con il giornalista e storico dell’alpinismo europeo Roberto Mantovani, hanno presentato al pubblico di pordenonelegge il loro libro I 3900 delle Alpi .

Lo scopo dei due autori è demolire l’etichetta dei 4000 mila metri, che da una parte stigmatizza le montagne che vanno oltre questa altitudine come le più spettacoli e dall’altra induce a pensare che le cime più basse di questa quota siano meno importanti e meno affascinanti. Nel corso dell’incontro e soprattutto all’interno del loro libro Alberto Paleari ed Erminio Ferrari dimostrano che non è così.

A questo proposito, Paleari ricorda che nella sua lunga esperienza di guida alpina ha spesso accompagnato gli alpinisti in queste cime meno note e blasonate, ma altrettanto spettacolari. Tuttavia, sottolineano gli autori, non bisogna fraintendere: ci sono cime che arrivano a questa altezza ma sono molto battute, ad esempio il Palù.

Questo volume è, insieme, una raccolta di racconti, con una particolare attenzione agli alpinisti che le hanno scalate e alle storie che si nascondo nelle montagne, oltre ad una guida alpina corredata anche di schede tecniche. Paleari e Ferrari, inoltre, sottolineano più volte il loro desiderio di trasmettere sensazioni, evocare narrazioni, lasciare spazio all’immaginazione del lettore.

Una particolarità: nel libro le vette vengono classificate non solo in base alla difficoltà della loro scalata, ma anche a quanto sono frequentate e, ovviamente, hanno ottenuto un punteggio più alto quelle in cui i visitatori sono più rari.

Le cime salite, raccontate e fotografate assieme a Marco Volken sono in totale 49 e si situano in tutta la catena alpina.

Quali sono le 3900 preferite dai due autori? Alberto Paleari non ha dubbi: la cima per lui più cara è il Fletschhorn, nelle Alpi Pennine, in Svizzera, mentre quella di Erminio Ferrari è l’ Aiguille d’Argentière, nelle Alpi Graie, tra Svizzera e Francia.