L’uomo non è stato sempre homo homini lupus. Vi era un tempo in cui, guidati dalla vocazione e dal coraggio, spiriti intrepidi decidevano di mettere la propria vita al servizio di una causa più grande, più giusta. Questo accade in un periodo segnato da avvenimenti importanti, non solo per la cultura europea, ma per tutta la storia universale: l’epoca delle Crociate.

Il fenomeno degli ordini monastico-cavallereschi ha dell’incredibile, e tuttora suscita fascino e meraviglia in chi s’imbatte nella loro storia.
Ricchi, influenti, combattenti eccezionali e uomini timorati di Dio, in alcuni casi si dimostrarono indispensabili ai regnanti per le loro doti militari e di amministrazione, in altri furono talmente astuti e potenti da creare veri e propri stati sovrani.

Coloro che facevano parte di queste sacre congregazioni provenivano, in gran parte, da quel mondo cavalleresco che, soprattutto in questa fase del medioevo, era guida nell’etica e nella morale delle classi elevate del vecchio continente. Essere cavalieri non significava soltanto essere nobile e appartenere alla cultura guerresca propria di quella estrazione sociale, ma anche rispetto di un codice che imponeva di essere un tutt’uno con la propria spada, e affrontare con valore la guerra e, se necessario, la morte.

È questo il mondo da cui proviene la figura, quasi mistica, del frate guerriero: colui che si piega all’ordinamento duro e complesso del bagaglio giuridico-religioso-morale dell’ Ordine. Un uomo profondamente credente, consapevole di aver donato la sua vita a Dio e alla causa cristiana, e che è disposto, in nome di questa sacra missione, a versare il sangue degli infedeli.

L’Ordine del Tempio di Gerusalemme è sicuramente uno dei primi esempi di questo fenomeno. Dopo aver strappato la Terra Santa al dominio della Mezzaluna nel 1099, si sentì la necessità di garantire un passaggio sicuro ai molti pellegrini che, in gran numero, accorrevano dall’Europa per visitare i luoghi santi. Fu per rispondere a questa esigenza, assistere e proteggere, che si diede vita a quelli che oggi sono più noti come i “Cavalieri Templari”.

La loro fama è sicuramente proporzionata all’influenza che esercitarono per più di due secoli: non solo riuscirono ad accumulare, grazie ad un’oculata gestione finanziaria, un ingente patrimonio, ma dominarono anche i campi di battaglia del mondo allora conosciuto.
L’epopea dei cavalieri dal manto bianco con la croce rossa giunse al termine nel 1307, quando, un po’ per invidia, un po’ perché erano diventati troppo ingombranti e potenti, vennero messi fuori legge e processati, condannati e giustiziati. Tutti i loro beni furono confiscati e trasferiti all’Ordine di San Giovanni. Chi trasse maggior beneficio dall’epilogo dei templari fu colui che, nell’arco del suo regno, godette maggiormente delle inestimabili ricchezze dei monaci-guerrieri: Filippo il Bello di Francia.

Sebbene siano il più celebre, i templari non furono il solo esempio di questo singolare fenomeno. Vi furono altri ordini che lasciarono una traccia indelebile nella storia europea: L’Ordine cavalleresco di San Giovanni e L’Ordine cavalleresco di Santa Maria dei Teutonici. Il primo esercitò la sua influenza in tutto il Mediterraneo, attraverso il controllo di Rodi e Malta, e fu una potenza marittima di prim’ordine; il secondo, essendo composto solamente da fedeli germanici, si espanse maggiormente nell’Europa settentrionale e nell’area del Baltico, dando vita ad un vero e proprio stato indipendente.

Giunti a questo punto, la domanda sorge spontanea: come si lega la storia di questi ordini con la terra del Friuli?

Grazie alla sua posizione geografica, eccezionale dal punto di vista strategico, essa rappresentava il naturale corridoio per raggiungere via terra attraverso i Balcani, i luoghi santi della cristianità. In più, già all’epoca della prima crociata, erano presenti alcuni tra i più importanti porti della zona, tra i quali Porto Latisana e Aquileia.

Come importante crocevia, il Friuli attirò subito l’attenzione dei vari ordini, che, del proteggere e assistere i pellegrini, ne avevano fatto la loro missione. Servizi ai pauperes e ai pii viatores furono certamente elargiti nelle strade friulane, dove fiorirono numerosi centri di assistenza. L’istituzione di mansio, ostelli, hospitia e hospitales divenne una necessità a causa dello sterminato traffico di queste masse che percorrevano la regione. Il fenomeno appare di una relativa vastità, se si fa il confronto con altre parti della penisola.

Senza dubbio i Templari lasciarono in queste terre una traccia non trascurabile della loro attività. Segni inequivocabili del loro passaggio si trovano soprattutto in due località del pordenonese: San Giovanni del Tempio e San Quirino.
Presso Sacile esisteva un hospitium prima dell’ XI-XII sec. Fu sicuramente istituzione dell’Ordine del Tempio e rappresentava un presidio assistenziale e di sosta, collocato nel nodo viario che collegava i traffici del porto fluviale di Sacile con Treviso e Venezia. Dopo la loro soppressione, passò ai Giovanniti, che ne mutarono il nome. Era però nei pressi di San Quirino che si trovava la mansione illustre del mitico ordine: venne eretta nel XIII sec. con i beni donati dal duca Leopoldo d’Austria, signore di Pordenone. Oltre a servire da luogo di ristoro per i viandanti ed essere un punto di riferimento per chi sbarcava o s’imbarcava a Pordenone, difendevano le vie che collegavano il porto con San Giovanni.

Dopo la loro soppressione violenta, tutti i beni e i possedimenti templari della regione passarono sotto il controllo del meno potente, ma più compiacente Ordine di San Giovanni.

Coloro, invece, che erano di madrelingua tedesca, potevano trovare riparo e assistenza a Precenicco, centro nevralgico dell’altro grande ordine del periodo: l’Ordine Teutonico. Il feudo fu concesso ai cavalieri dai conti di Gorizia che, così facendo, volevano valorizzare il vicino scalo fluviale di Latisana, rendendo più agevole il brulicare di uomini, cavalli, carovane ed eserciti. La commenda teutonica è sicuramente una delle testimonianze più significative, sia come grandezze, che come longevità, dell’opera dei monaci-guerrieri in Friuli.

Mito, leggenda o semplice mistificazione; molto s’è detto e scritto su cosa fossero o su quello che si pensa di conoscere riguardo a questi cavalieri. Una cosa, però, resta chiara e tangibile ancora oggi: nel nostro territorio, più che in altri, hanno lasciato un’eredità straordinaria, arricchendo ancora di più il nostro patrimonio culturale e artistico.

Per gli appassionati, dunque, resta solo che mettersi alla ricerca di tracce lasciate dal tempo, passando da un borgo all’altro, in modo da conoscere meglio i segreti di questa storia fantastica.

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