“Il cinema non è cinema”  era solito dire Jean Luc Godard, uno dei maggiori esponenti del Nouvelle vogue. Con questo il regista francese voleva esprimere la sua polemica verso coloro che riducavano il film ad un prodotto finito, a qualcosa di confezionato a misura di spettatore. Effettivamente nessuno è abituato a chiedersi cosa avviene dietro lo schermo, come a teatro cosa avviene dietro le quinte.

Un film non è solo composto da immagini e da musiche, tessute assieme da una trama narrativa. Un film ha sempre una storia reale, frutto non dell’invenzione del regista e dello sceneggiatore, ma di tutte le persone che contribuiscono a tessere queste fila creative, pur avendo di fronte la realtà, talvolta difficile e sempre pronta a “ridimensionare” ciò che costruiamo nella mente in forma di sogno.

Lunedì 1 dicembre alle 20.45 a Cinemazero, la rassegna cinematografica regionale Gli occhi dell’Africa (promossa da Caritas della Diocesi di Concordia-Pordenone , Cinemazero e L’Altrametà, con il contributo del Comune di Pordenone, dell’Amministrazione provinciale e dell’associazione UNASp/ACLI) ci offre la visione di un bellissimo esperimento del regista tunisino Belkadhi Nejib.

Il suo documentario “VHS-Kahloucha”,  selezionato in 50 festival cinematografici, tra cui Cannes e la partecipazione al Sudance Film Festival nel 2007,  ci racconta il cinema attraverso il cinema,  trasportandoci in un sobborgo tunisino, dove Moncef Kahloucha, un pittore dilettante aspirante regista, è determinato a girare nel suo quartiere “Tarzan degli Arabi”.
Innumerevoli periperzie, come la ricerca degli oggetti di scena, di improbabili attori, gli stratagemmi di ripresa e di montaggio, con mezzi di fotuna, che si rivelano ingegnosi e ai nostri occhi divertenti,  accompagno la realizzazione di questa impresa.  La macchina da presa di Belkadhi Nejib segue l’improvvisato entourage di Moncef  in ogni angolo e immortala il continuo brulichio della vita cittadina e di periferia, offrendoci un’immagine della Tunisia nuova e vitale.

Moncef, alterego di Belkadhi Nejib,invece ci apre gli occhi sul rapporto che lega finzione e realtà, due dimensioni, che dopo questo film non ci sembreranno poi così distinte: i propri sogni, anche quelli più bizzarri, non possono evitare di affrontare tutti gli ostacoli racchiusi nella cornice della realtà. Tuttavia essa può contenere tutte le risorse necessarie per realizzarli e gli ostacoli non sono che gli strumenti dell'”arte di arrangiarsi” in grado di modellarli, rendendoli forse poco sofisticati, ma molto più autentici.

La serata è resa possibile grazie alla collaborazione con FIERI – Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione di Torino, e l’ingresso è di 3 euro.

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