E’ fine agosto. Giornate inaspettatamente fresche e piacevoli, ultimi giorni di spiaggia, ultima possibilità per godersi appieno la libertà estiva. Per moltissimi studenti, il rientro a scuola dopo le vacanze risulta ormai imminente: i ripassi (più o meno) sono stati fatti, i compiti scritti in qualche modo ce li si inventa. Manca solo una cosa: l’interminabile pila di libri da leggere che ogni anno, puntualmente, l’insegnante decide di propinare a centinaia di ragazzi. In alto, in cima alla lista, campeggia un bel “CONSIGLI DI LETTURA” a caratteri cubitali, ma è l’ennesima ipocrisia: i libri vanno letti tutti, ti piaccia o non ti piaccia. I più volenterosi ci avranno anche provato: scelto qualche libro dalla lista (meglio se con un conteggio pagine inferiore a 200), si saranno distesi sotto il sole e avranno provato a concentrarsi intensamente, cercando di dare un senso ad ogni singola riga. La buona volontà ha però, spesso, vita estremamente breve: superata pagina 50, e appurato che continuando a quel ritmo sarebbe sicuramente riuscito a finire tutti i libri in tempo, il ragazzo avrà abbandonato il libro sulla sabbia (per poi non riprenderlo mai più.)

 

Se ci dimentichiamo (solo per un attimo) del Daniel Pennac scrittore, scopriamo che, per ventotto anni, è stato anche un insegnante. E in Come un romanzo, saggio pubblicato nel 1992, di ragazzi alle prese con gli obblighi della lettura se ne vedono parecchi: genitori esasperati (“ai miei tempi …”), gioventù rovinata, troppi film e troppa musica, la modernità che uccide la creatività. Come facciamo, signor professore, a convincere nostro figlio che la lettura è una passione da coltivare? (quasi fosse una delle tante piante che teniamo sul balcone.) Pennac risponde offrendo una visione personale ed intima della lettura, e stabilendo una prima, importantissima regola di base: il diritto di non leggere deve essere riconosciuto a tutti, soprattutto ai giovani. Facciamo in modo che, se nostro figlio legge, sia per ritrovare l’emozione di una storia ben raccontata, e non per imposizione: la lettura non va né forzata né stimolata, ma semplicemente incoraggiata.

 

Detto questo, è comunque importante tutelare l’interesse del lettore con una serie diritti (per la prima volta non si parla di obblighi!): contro la mitizzazione di intellettuali e aspiranti critici, Pennac ritrova il romanzo nella forma più vera e più pura; prima di tutto da leggere, non da capire con analisi pretenziose o schede di lettura da compilare. Da qui, i successivi nove punti del suo decalogo:

 

II. Il diritto di saltare le pagine: saltatele le descrizioni, ragazzi, e non sentitevi in colpa!

III. Il diritto di non finire un libro: contrariamente a quello che di solito si dice, il libro (soprattutto se “classico”) non deve per forza piacervi. Io non ho mai finito Il giovane Holden di Salinger, così come Pennac ammette di non essere riuscito ad arrivare in fondo alla Montagna incantata di Mann. Gli autori del passato erano prima di tutto persone, quindi non lasciatevi intimorire.

IV. Il diritto di rileggere: rileggere non è ripetersi, ma dare una prova sempre nuova di un amore instancabile.”

V. Il diritto di leggere qualsiasi cosa: se leggete per il vostro piacere, è anche vostro diritto scegliere in piena libertà. Pennac invita i ragazzi a non precludersi nulla, e gli adulti a non rinnegare le letture superficiali e leggere dell’adolescenza.

VI. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa): spesso si legge per distrarsi, per perdersi in un aneddoto ben costruito o in un personaggio ben congegnato. Non pretendete dai vostri figli (e da voi stessi) letture “intelligenti”: con il tempo, ogni cosa verrà da sé.

VII. Il diritto di leggere ovunque: tenete il libro pronto nella borsa, perché nessuna situazione e nessun luogo sembreranno mai “inappropriati” per la lettura di un romanzo.

VIII. Il diritto di spizzicare: è la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso dalla nostra biblioteca, di aprirlo dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.”

IX. Il diritto di leggere a voce alta: quando possibile, non lasciate che siano solo i personaggi ad abitare voi: provate voi stessi ad abitare loro, a scoprire i loro spazi e i loro discorsi, sperimentando quanto a lungo volete. “Le parole pronunciate si mettevano a esistere al di fuori di me, vivevano veramente.”

X. Il diritto di tacere: abbiamo il diritto, una volta finito un romanzo, di non rispondere subito a domande sul suo contenuto. Abbiamo il diritto di non rispondere, quando qualcuno ci chiede “allora, ti è piaciuto?”. Abbiamo il diritto di lasciare che il libro sia un affare privato, una cosa tra noi e lui. Finché lo desideriamo.

Lascia un commento