Jesse Armstrong è autore di show televisivi, fra i quali si ricordano la sit com “Peep Show” e la serie “Thick of it”. Un produttore cinematografico e giornalista inglese dalla caratteristica vena comica, che sa mettere in gioco in tutte le sue opere. Non è sicuramente da meno la sua ultima fatica “Amore, sesso e altre questioni di politica estera”, lontano dal tema fantascientifico tipico dei suoi lavori, nel quale però la tematica del viaggio resta una costante.

Nell’incontro di questo pomeriggio a Pordenonelegge, infatti, Armstrong ha raccontato a Mauro Gervasini, giornalista e critico cinematografico, le avventure vissute dai personaggi protagonisti di quest’ultimo, disperato viaggio verso la Bosnia del ’94. Un gruppo di giovani Britannici a bordo di un Ford Transit decidono infatti di prendere la via verso la guerra in Kosovo, nel tentativo di condurvi quella che a loro piace definire “una performance volta alla promozione della pace”. I giovani viaggiatori hanno ben chiaro ciò a cui stanno andando incontro: guerra, violenza e devastazione. Una situazione apparentemente chiara e precisa nel disastro generale che vi si può raffigurare osservandola dall’esterno, ma assolutamente imprevedibile una volta vissuta dall’interno.
La psicologia dei personaggi, tuttavia, si presta all’incertezza di tale situazione, che l’autore cerca di dipingere in chiave comica. Andrew, ad esempio, è una figura del tutto fuori posto, sia socialmente che geograficamente, visti i suoi orizzonti inglesi precipitati nell’ex Jugoslavia, il che già di per sè raffigura una certa comicità. La situazione non sarebbe tuttavia cambiata, precisa l’autore, se il racconto fosse stato ambientato in una diversa ambientazione. “Oggi”, precisa Armstrong”, “il mio romanzo potrebbe essere ambientato in Siria, per esempio”.

Ma come è possibile rappresentare comicamente una tragedia come quella della guerra in Kosovo? “Tutta una questione di tono“, risponde l’autore. Attraverso il tono si può infatti oscillare lungo la linea di equilibrio fra ciò che è rispettoso e ciò che invece è troppo dissacrante, ciò che rischia di sfociare in offensivo. Le gag di questo racconto, quindi, nascono proprio così, attraverso un sapiente uso della parola e delle espressioni affidate ai suoi personaggi, comici in una situazione drammatica. Comici perchè un inglese che capita in Jugoslavia negli anni ’90 è già altisonante di per sè, ha già in sè una certa comicità. Un compito che diventa più semplice quindi, rispetto a quanto potrebbe essere far divertire attraverso gli occhi di un Bosniaco immerso in quel dramma.

Jesse Armstrong è artista che la comicità la respira, come quando si scusa con il pubblico per non parlare italiano: “non vorrei che dopo la questione brexit pensaste che noi britannici non vogliamo essere amichevoli”. Ma l’Europa, chiarisce l’autore, non c’entra con la tematica del suo ultimo lavoro. Si tratta di una questione, quella del rapporto con l’Unione Europea, che non influenza il suo modo di scrivere. “Si tratta di un disagio sempre esistito in Gran Britannia, che resta sullo sfondo di ogni questione”.