Nonostante nella provincia di Udine siano state dislocate diverse case dell’acqua, noto, mentre faccio jogging tra gli scaffali dei supermercati, casse su casse di bottiglie in plastica impilate, allineate, avvinghiate in un abbraccio di cellophane. Una sorta di monumento post moderno allo spreco. La prima bozza dell’articoletto comprendeva un mio arrogante j’accuse ai compratori, poi tagliato onde evitare di rivelarmi antipatica da subito. Ebbene confesso: le bottigliette da mezzo litro le compro spesso anche io! Questo non mi esime dal fare una considerazione, seppure in termini più soft : si tratta di disinformazione o di menefreghismo sociale?

Non potendo dar seguito a questa domanda, la cui risposta sarebbe sconfortante in entrambi i casi, avrei ritenuto opportuno offrire un paio di informazioni che potrebbero illuminare il cammino dei disinformati e convincere i menefreghisti che continuare a comprare confezioni in plastica non è un’idea brillante.

Ma procediamo con ordine :

Che cos’è la “casa dell’acqua” ? Si tratta, semplificando, di un polo, evoluzione delle vecchie “fontane di paese”, dal quale è possibile attingere all’acqua dell’acquedotto del Comune, a chilometro zero e a costo zero, o quasi.

Se utilizzerete la fonte del vostro Comune quindi, l’acqua sarà la medesima dei vostri rubinetti, trattata, refrigerata e opzionalmente gassata. Il costo è piuttosto basso : 2cent per ogni litro di acqua naturale e 5cent per ogni litro di acqua frizzante. (voi portate le bottiglie, loro vi portano l’acqua).

Nota bene: non fatevi strani film mentali, non è solidarietà ambientale o qualche strana iniziativa benefica; si tratta di un’impresa privata, che ha proposto un’iniziativa meritevole della nostra adesione.

Ora la seconda domanda: perché devo fare tutta questa fatica se in negozio mi offrono il prodotto finito? Innanzitutto per il prezzo: comprando l’acqua in bottiglia infatti vi caricate di un costo inutile, che include produzione della bottiglia e trasporto. In secondo luogo poiché la produzione della bottiglia e il trasporto comportano anche un disagio per l’ambiente non indifferente, l’inquinamento derivante dalla produzione di plastica e dai gas di scarico sta infatti mettendo in ginocchio il nostro ecosistema, che negli ultimi decenni è stato letteralmente violentato dal comportamento irresponsabile dell’uomo, il quale, in una visione idilliaca, dell’ecosistema farebbe parte. Tecnicamente stiamo demolendo la casa in cui viviamo. E non è neanche previsto l’alloggio d’emergenza in caso di catastrofe “naturale”. Chapeau.

Nel 2013 Legambiente e Altreconomia presentano un rapporto (“un’imbarazzante storia all’italiana”) per denunciare il giro d’affari derivante dall’utilizzo dell’acqua in bottiglia di plastica a discapito di quella di rubinetto. Vi rimandiamo all’inchiesta nella sua interezza (http://www.altreconomia.it/mailimg/acqua2013.pdf ), e in questa sede ci riserviamo solo di diffondere i dati più significativi: il giro d’affari è pari a 2,25 miliardi di euro e riguarda 168 società per 304 diverse marche commerciali; sono oltre 6 miliardi le bottiglie di plastica prodotte utilizzando 456 mila tonnellate di petrolio, che determinano l’immissione in atmosfera di oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2: dietro ogni bottiglia c’è un buisness, come sostiene Legambiente. L’utilizzo di bottiglie di plastica, nella prassi “usa e getta” (e ricompra) , è una peculiarità italiana, e, come potevamo sospettare, arricchisce le imprese imbottigliatrici, impoverisce il nostro Paese a livello di risorse, e tortura l’ambiente con immissioni, possiamo ben dirlo, dannose, ma soprattutto totalmente inutili.

Sempre riguardo alle bottiglie di plastica segnalo un altro articolo molto interessante: https://ecoesostenibile.wordpress.com/ . (tratta di costi di produzione e smaltimento, sia in termini economici sia ambientali; spoilerando… con una tonnellata di plastica del costo di 480 euro sommate a 17,5 tonnellate di acqua necessarie per la produzione si riescono a materializzare magicamente 30 000 bottiglie da 1,5 l. In termini di energia tutto questo costa circa 3 Mwh – circa 300 euro -, e l’energia si ottiene con altro petrolio). Per produrre un litro di acqua in bottiglia insomma ne occorrono tre. Decisamente troppi.

Terzo punto: tra realtà e leggenda metropolitana. Il tappo. Quei maledettissimi tappi che mia madre mi costringe ancora a raccogliere. E io, diligentemente, raccolgo. Ne ho una decina che vagano nella borsa in attesa che mi ricordi di loro. Appurato, neanche con troppe difficoltà, che quella delle carrozzine e miracoli sociali vari era una farsa, mi accingo a una ricerca poco più approfondita: risultato? Una tonnellata (400 000 tappi, tappo più, tappo meno, tapparella) viene remunerata tra i 150 e i 200 euro, che sottratti i costi di raccolta, stoccaggio e trasporto, scendono ulteriormente. E’ comunque un bene continuare con queste iniziative perché in primo luogo la plastica di cui si compongono è differente (polietilene a fronte della bottiglia, che è in polietilene tereftalato), e differentemente va riciclata; in secondo luogo sono comunque un numero non esiguo le associazioni di volontari che con questi proventi finanziano progetti meritevoli della nostra solidarietà.

Punto numero quattro : scavando scavando… . Tutti voi conoscerete il caso dell’Abruzzo, dove un polo chimico scaricava i residui inquinanti nelle acque che venivano portate direttamente nelle case, negli ospedali, nelle scuole. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/26/abruzzo-acqua-contaminata-a-700mila-persone-allarme-iss-su-discarica-di-bussi/926722/ ). Da donna comune mi auguro solo che in Friuli non si verifichino casi analoghi. Comunque sia va ricordato che è in atto il PRTA (piano regionale di tutela delle acque ), in attuazione dell’articolo 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Tutto ciò dovrebbe portare a un’analisi conoscitiva delle acque e un conseguente piano per il raggiungimento degli obiettivi di qualità.( http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/pianificazione-gestione-territorio/Foglia20/ , http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/ambiente-territorio/pianificazione-gestione-territorio/Foglia20/FOGLIA22/ ) . Quindi…i mezzi ce li abbiamo…ora… non ci resta che usarli.

Di seguito ecco l’elenco delle “case dell’acqua”:

ARTEGNA via Piacenza
  ATTIMIS piazza Aldo Moro
  COLLOREDO DI
MONTE ALBANO 
via Ippolito Nievo 27
  PASIAN DI PRATO
Colloredo di Prato
via dell’Asilo
  FAEDIS piazza Mons. Pelizzo, incrocio via Stentarie
 MERETO DI TOMBA via Divisione Julia 8
  MORUZZO
Alnicco
via Viuzza
  NIMIS via Matteotti
  OSOPPO via Rosselli, incrocio piazza Dante
  PAGNACCO
Plaino
piazza San Valentino
  POVOLETTO
Marsure di Sotto
via Leonardo da Vinci
  POZZUOLO DEL FRIULI via degli Orti
  RAGOGNA via XXV Aprile
  REANA DEL ROJALE
Remugnano
via del Municipio
  RIVE D’ARCANO
Rodeano Basso
via Dante, incrocio via Nazionale
  SEDEGLIANO via XXIV Maggio
  TARCENTO via Marinelli
  TAVAGNACCO
Cavalicco
via Dante (via Sottovilla)
  TAVAGNACCO
Feletto Umberto
via Bolzano
  TREPPO GRANDE via Centa
  TRICESIMO
Adorgnano
via San Pelagio
  UDINE via Val d’Arzino
  UDINE via Zugliano

Ancora: qui di seguito vi segnaliamo il link del pdf con l’immagine delle zone corrispondenti alle analisi che troverete nel secondo link.

http://www.cafcspa.com/FILES/_img_adria_custom_/download/dvamb/fonti_appr_idropotabile.pdf

http://www.cafcspa.com/index.php?id=71

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